Riassunto analitico
The notion of Made in Italy is a widely studied and appreciated topic, which represents a unique case in its kind. It is in fact a rare example of how the quality and the savoir-faire of an artisan can lead to excellence and global prestige. To this day, in fact, Made in Italy stands for luxury and innovation, but at the same time, it is associated with a complex and centuries-old tradition, aiming for quality and excellence across numerous sectors. The label Made in China, however, is just as important. If Made in Italy has long been known as an icon for its high-quality production, even Made in China has developed a consolidated presence in the global market and plays a leading role within the international scenario. The very expression “Made in China” is frequently associated with China's rapid industrial growth and economic transformations, which have led the country to be a world leader in the manufacturing and technological industries. Over the past few decades, in fact, the Republic of China has experienced a profound transition from a low-cost production centre to one of the most dynamic hubs, highly specialised in innovation and technological advancements. As a result, such evolution has significantly impacted global trade patterns and consumer markets, positioning China as a central figure in international commerce. These new dynamics, however, are at the basis of a greater dilemma. Although Made in Italy products leverage a better consumer perception and reputation, it is curious that to this day, China is the largest factory in the world and the main exporter in textiles and clothing worldwide. Numerous experts have reached the conclusion that Chinese production has exerted a deleterious effect on Made in Italy exports and younger generations seem to show a growing interest in Made in China production to the detriment of Made in Italy itself. These reasons have pushed me to carry out an analysis of the two labels, identifying the core factors which have contributed to their sensational economic growth and consolidation. Throughout this research, numerous topics have been tackled, relating for example to international economics, e-commerce, internationalisation and innovation and finally consumer perception. This complex and articulated analysis has been subsequently integrated with an empirical collection of data, aiming at investigating consumers’ purchase preferences and perceptions on the two labels, with a focus on the textile industry and on the reasons which motivate their buying decisions.
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Abstract
Il Made in Italy è un argomento ampiamente studiato e apprezzato in tutto il mondo, in quanto rappresenta un caso unico nel suo genere, un raro esempio di come la qualità e il savoir-faire artigianale possano condurre all’eccellenza e al prestigio mondiale. Ancora oggi, infatti, l’espressione il Made in Italy è sinonimo di lusso e innovazione, ma al tempo stesso è associato ad una tradizione complessa e secolare, orientata alla qualità e all’eccellenza nazionale. Sebbene in maniera diversa, anche il marchio Made in China riveste un’importanza altrettanto significativa. Infatti, se il Made in Italy è da tempo simbolo di alta qualità e innovazione, i prodotti a marchio Made in China hanno sviluppato una presenza consolidata nel mercato globale, assumendo un ruolo di rilievo nello scenario internazionale. La stessa espressione “Made in China” è frequentemente associata alla rapida crescita industriale e alle trasformazioni economiche della Cina, che hanno portato il Paese ad affermarsi in ruoli di leadership nel settore manifatturiero e tecnologico. Basta pensare infatti, che negli ultimi decenni, la Repubblica Popolare Cinese ha attraversato una profonda transizione, fino a diventare uno degli hub più dinamici del mondo, altamente specializzato nell’innovazione e nello sviluppo tecnologico. Naturalmente, tale evoluzione ha inciso in maniera significativa sul commercio globale e sul mercato dei consumatori, posizionando la Cina come un attore centrale nel panorama internazionale. Queste nuove dinamiche, tuttavia, sono alla base di un dilemma ben più ampio. Sebbene i prodotti Made in Italy godano di una migliore percezione e reputazione tra i consumatori, è curioso notare come ancora oggi la Cina sia la “fabbrica del mondo” nonché il maggiore esportatore di tessili e abbigliamento a livello globale. Numerosi esperti concordano nel dire che la produzione cinese abbia esercitato un effetto deleterio sulle esportazioni del Made in Italy e che le nuove generazioni mostrino un crescente interesse per i prodotti fabbricati in Cina, anche a discapito della stessa economia italiana. Queste ragioni mi hanno spinto a condurre un’analisi comparativa dei due marchi, individuando i fattori chiave che hanno contribuito alla loro straordinaria crescita economica e al loro consolidamento nel mercato internazionale. Tale analisi, complessa e articolata, è riuscita ad approfondire numerosi temi inerenti all’economia internazionale, alla storia economica, all’e-commerce, ai nuovi processi di innovazione e internazionalizzazione per poi arrivare alla consumer perception. Per dare un approccio più pratico e significativo, questa ricerca è stata successivamente integrata con una raccolta empirica di dati, volta a indagare le preferenze di acquisto e le percezioni dei consumatori nei confronti dei due marchi, con un focus specifico sull’industria tessile e sulle motivazioni che guidano le scelte d’acquisto dei giovani consumatori italiani.
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