Riassunto analitico
Questo lavoro di tesi intende valorizzare il contributo che la pedagogia impegnata e la pedagogia critica possono infondere alle pratiche educative e alla didattica attiva: educare alla cittadinanza significa aspirare alla giustizia sociale, significa allenare in primis le menti dei bambini a uno sguardo critico, aperto, differente e, per farlo, lo strumento migliore è invogliare a partecipare attivamente (coinvolgere responsabilmente) attraverso il continuo confronto, dialogo, decostruendo e ricostruendo idee e convinzioni: Teste ben fatte, non teste ben piene, come direbbe Edgar Morin. Per poter stare in società, così come per poter stare in gruppo, è necessario conoscere se' stessi per riuscire poi a conoscere gli altri. Non si può pretendere che i bambini sviluppino le competenze base per interagire con gli altri, se non sono consapevoli di loro stessi. Capire dunque chi sono, da dove vengono e cosa sentono è la base per poi comprendere l'alterità e costruire una comunità. I temi del primo capitolo vogliono indagare l'identità di genere e culturale, oltre al ruolo dell'ascolto attivo, del conflitto e del dialogo. Si vuole poi fare un piccolo focus sull’importanza del linguaggio come strumento per definire e autodefinirsi, considerando i punti di forza e i limiti. Il secondo capitolo ha l’intenzione di offrire un quadro sufficientemente completo riguardo la pedagogia critica, andando a indagare la sua nascita, gli scopi e le intenzioni. Il capitolo si chiude poi con una riflessione sulla pedagogia critica nell’attualità, affrontando il tema della discriminazione di genere, razza e classe e pensando agli obiettivi politici della pedagogia critica in uno sguardo consapevole della realtà, ma puntato verso l’utopia. Il terzo capitolo coglie il contributo di bell hooks riguardo la pedagogia impagnata-engaged, fondamentale per tutto l’argomento di tesi. bell hooks è un esempio di pedagogista e docente che applica in maniera concreta e coerente i principi di libertà, lotta all’indifferenza e alle discriminazioni, oltre a denunciare il classico mito del docente come mente separato dal suo corpo, che conferma e persevera la sua posizione di privilegio e potere. Il quarto capitolo entra poi nel vivo della tesi, in cui si spiegano alcuni dei metodi didattici più funzionali per formare individui critici e inclusivi. Ci si chiede infatti quali metodi e strumenti può utilizzare l'insegnante nel concreto per la promozione della partecipazione attiva in classe. Si parte quindi dalle motivazioni che dovrebbero spingere l’insegnante a rendere la partecipazione attiva come strumento quotidiano con cui strutturare le lezioni, si passa poi a un focus sul ruolo del setting formativo e del contesto-classe, per poi descrivere i formati didattici che promuovono l’azione attiva del bambino. Il capitolo si chiuderebbe con una riflessione sull’importanza del ruolo dell’insegnante nella progettazione e come figura di sostegno e di riferimento per i bambini. La tesi si conclude con una riflessione sul ruolo della progettazione, andando poi a fornire alcuni esempi di Unità didattiche di Apprendimento di vari ambiti (storico-politico, scientifico-matematico e linguistico-espressivo) che proverebbero la possibilità reale e concreta nel poter applicare la pedagogia critica in classe.
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