Riassunto analitico
Se vogliamo comprendere la nostra vera natura da esseri umani non dobbiamo lottare contro di essa. È da questa riflessione che inizia la mia ricerca. Questa tesi si pone diversi obiettivi: innanzitutto quello di chiarire il concetto di natura umana e di approfondire il tema della relazione con l’Altro intesa come presupposto per la definizione della nostra specie. Ho cercato di analizzare queste tematiche profondamente e in maniera trasversale: ciò ha significato andare a ricercare concetti e idee appartenenti alla nostra tradizione filosofica, per ritrovarvi le radici di una visione antropocentrica e prendere in considerazione la natura dell’essere umano e dunque l’essere umano, partendo da sfaccettature rimaste per troppo tempo nascoste (in maniera inconsapevole e anche consapevole). L’assunto dal quale inizia la mia riflessione attorno all’umano è che non sia possibile comprenderlo veramente facendo semplicemente riferimento al patrimonio ereditario; deve considerarsi come specie che si relaziona con le altre specie, delle quali fa parte. L’affermarsi del nuovo paradigma ecologico – tema del secondo capitolo – e la riconsiderazione del rapporto uomo-spazio, ha allargato le possibilità di veduta e pensiero, ponendo le basi per una nuova visione di uomo: decentrato, aperto e di natura “ibrida”, portato naturalmente al “volgersi verso”, a formare sfumature, dissonanze, a contaminarsi con l’Altro da se. La ricerca prosegue spostando poi la focale sull’Altro eterospecifico (l’animale) cercando anche questa volta di partire dal “profondo” - in questo caso dall’approccio etologico - per spiegare il legame indissolubile che l’uomo tiene non solo con l’Altro con-specifico ma anche con l’animale. Viene introdotta successivamente la recente disciplina che studia la relazione fra uomo e animale e i suoi contributi referenziali : la Zooantropologia, la cui epistemologia racchiude e tira le fila di tutte le riflessioni sviluppate fino a questo momento. Gli ultimi due capitoli, riportano quanto detto, nell’ ambito pedagogico, col particolare riferimento all’educazione nella Scuola dell’Infanzia. Mi sono chiesta quali fossero, alla luce delle ricerche fatte, i cardini principali che avrebbero costituito la struttura di una Pedagogia ecologica della relazione; cardini di natura formale e contenutistica. Il quinto capitolo, mette in pratica l’intera ricerca, attraverso l’esposizione di due progetti di Zooantropologia didattica che ho proposto in due Scuole dell’Infanzia di Ferrara. Perché dunque si possa parlare di un’educazione permanente, “profonda” alla relazione, è necessario partire dalla Scuola dell’Infanzia. Proprio questa dovrebbe fungere da esempio: di un nuovo modo di pensare e pensarsi, di un nuovo modo di progettare e di intendere le esperienze educative, formative e didattiche e come “soglia”, accesso sul mondo e dunque come contesto in costante evoluzione, ricco di strumenti e strategie percettive ed interpretative che aiutano i bambini e le bambine a sentirsi parte di un sistema e a prendersene cura. Questo lavoro sperimentale e di ricerca, vuole rappresentare: uno strumento divulgativo di quella cultura zooantropologica ancora poco conosciuta; spunto formativo per stimolare gli insegnanti e gli educatori a fare formazione e ricerca analizzando le loro pratiche educative in maniera “profonda” e “trasversale”. In ultimo, sarebbe davvero interessante proseguire la ricerca concentrandosi sul tema di fondamentale importanza dello Spazio nelle Scuole dell’Infanzia: progettare spazi e contesti in chiave zooantropologica, progettarli come “aperture”, finestre sul mondo.
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