Riassunto analitico
L’adenocarcinoma prostatico rappresenta l’istotipo più frequente di tumore alla prostata, con un’eziologia multifattoriale, una progressione lenta e rappresenta la seconda causa di morte nel sesso maschile dopo il tumore al polmone. La diagnosi definitiva per questa neoplasia avviene tramite agobiopsia prostatica, esame invasivo e poco tollerato dal paziente, in cui possono essere eseguiti da un minimo di 6 ad oltre 20 prelievi. L’agobiopsia viene eseguita a seguito del dosaggio dell’antigene prostatico specifico (PSA) quando il valore supera i 4.0 ng/mL di siero, ma da studi recenti si evince che circa nei due terzi dei casi in cui si effettua agobipsia non si diagnostica adenocarcinoma prostatico ma altre patologie, alcune delle quali non neoplastiche come l’iperplasia prostatica benigna o patologie infiammatorie. Questo è dovuto al fatto che il PSA è un marcatore organo-specifico e non tumore-specifico. Altri criteri diagnostici per l’adenocarcinoma prostatico sono l’esplorazione digito-rettale e l’ecografia guidata transrettale. Con questo studio basato sulla proteomica clinica si è voluto (1) ricercare biomarcatori diagnostici in campioni urinari in grado di discriminare l’adenocarcinoma prostatico dall’iperplasia prostatica benigna, (2) valutare se e come l’infiammazione possa ostacolare la ricerca di potenziali marcatori poiché dati di letteratura riportano che il processo flogistico può compromettere la validità degli studi proteomici e (3) validare l’identità dei possibili marcatori. Per eseguire lo studio dei primi due punti è stata utilizzata l’elettroforesi bidimensionale associata alla spettrometria di massa, per la validazione sono state utilizzate due diverse metodiche, una immunochimica (Western Blot) e una immunoenzimatica (E.L.I.S.A. Sandwich). Lo studio del proteoma è avvenuto confrontando le mappe proteiche dell’elettroforesi bidimensionale delle due patologie, identificando spot differenzialmente espressi. Questi ultimi sono stati analizzati mediante spettrometria di massa. Dopo aver identificato le proteine è stata validata la loro identità tramite Western Blot ed E.L.I.S.A.. Al termine dello studio si sono individuati possibili marcatori in grado di discriminare l’adenocarcinoma prostatico dall’iperplasia prostatica benigna indipendentemente dalla presenza del processo flogistico ed è stato verificato che quest’ultimo assume un ruolo importante negli studi proteomici perché può alterare il profilo proteico urinario ostacolando l’identificazione di possibili marcatori.
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