Riassunto analitico
I rating nel corso degli anni hanno assunto una maggiore centralità nell’economia sia grazie all’evoluzione dei mercati finanziari che ha accresciuto l’esigenza di valutazioni sintetiche sul merito creditizio per ridurre le asimmetrie informative, sia a causa della regolamentazione che ha conferito una funzione regolamentare ai rating e ha contribuito alla costituzione di un mercato oligopolistico dominato dalle cosiddette “big three”. L’importanza dei rating è enfatizzata nel caso delle banche per l’importante ruolo che rivestono nell’economia. Una valutazione errata di una banca può complicare o rendere più oneroso il loro finanziamento e nei casi più gravi può comprometterne la solidità, con effetti che possono propagarsi all’intero sistema bancario e al Paese in cui la banca ha sede. La crisi finanziaria del 2007 – 2008 ha sollevato dubbi e critiche sulle agenzie di rating accusate di aver contribuito a esacerbare gli effetti della crisi, inflazionando i rating nel periodo di congiuntura positiva dell’economia e ritardando i downgrade nel momento in cui la crisi si è manifestata. Non sono rari i casi in cui sono state sollevate critiche anche nei confronti dei rating bancari, il caso più noto è sicuramente quello di Lehman Brothers: Standard & Poor’s ha mantenuto il rating “A” fino a sei giorni prima del default. Obiettivo della tesi è di analizzare empiricamente i fattori che incidono sulla qualità dei rating assegnati alle istituzioni bancarie. Il lavoro è strutturato in quattro capitoli. Nel primo capitolo, dopo aver introdotto i fattori che determinano il rischio di credito e i principali modelli per la stima della PD, si presenta il rating system e le metodologie adottate dalle tre principali agenzie per la valutazione dei gruppi bancari. Il secondo capitolo ripercorre l’evoluzione della regolamentazione sui rating con un focus sui provvedimenti emanati nel periodo successivo alla crisi e un’analisi dell’impatto della regolamentazione sul sistema bancario. Nel terzo capitolo viene introdotta l’analisi empirica presentando una disamina dei dibattiti precedenti sui rating e le principali assunzioni alla base della metodologia adottata per l’implementazione dell’analisi. La metodologia è stata mutuata da Hau, Langfield e Marquez-Ibanez (2013). Il quarto e ultimo capitolo presenta l’implementazione dell’analisi empirica, basata su un campione di dati trimestrali di 168 banche dell’EU15 e degli Stati Uniti nell’arco temporale 1999 – 2013. La particolarità della metodologia utilizzata è la variabile dipendente rappresentativa dell’errore di valutazione commesso dalle agenzie. Tale variabile è determinata come differenza tra due ordinamenti: il primo consiste nell’ordinare le banche in ogni trimestre sulla base del rating trasformato in valore numerico; il secondo è basato su una probabilità di default, l’expected default frequencies, che è stata stimata sulla base dell’applicazione di Merton del modello di Black & Scholes alla stima della probabilità di default. Attraverso tale variabile si verifica l’impatto sulla qualità dei rating delle due crisi (subprime e debiti sovrani), di alcuni fattori determinanti per l’assegnazione dei rating, delle relazioni banca-agenzia e delle banche con un’elevata valutazione. A questa prima analisi si aggiunge un confronto tra Europa e Stati Uniti con l’intento di verificare le critiche sollevate nei confronti delle agenzie di rating, accusate di favorire l’economia statunitense. Infine, l’analisi viene ripetuta circoscrivendola al periodo dei debiti sovrani con il fine di analizzare le differenze tra Paesi core e periferici e avere ulteriori conferme dell’effetto della crisi sulla qualità dei rating bancari.
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