Riassunto analitico
La recente crisi economico-finanziaria ha evidenziato particolarmente uno dei difetti più destabilizzanti di un sistema finanziario caratterizzato da un eccessivo orientamento banco-centrico, ovvero l’incapacità di fornire la liquidità necessaria alle imprese nel momento in cui esse ne hanno maggiormente bisogno. La difficoltà di accesso al canale creditizio bancario ha riacceso negli ultimi anni il tema della diversificazione delle fonti di finanziamento, ed in questo senso l’attività del Private Equity ha acquisito un ruolo di primo piano fra le risorse alternative funzionali al rilancio dell’economia italiana. Nel seguente elaborato vengono messi in luce vari aspetti del Private Equity, coinvolgendo tutte le parti che vengono tipicamente interessate dall’attività degli operatori e mostrando il posizionamento che esso ricopre nel più ampio contesto europeo. I lavoro si suddivide in tre sezioni: Nel capitolo 1 si è definito in primo luogo il Private Equity, illustrando le varie modalità di intervento in relazione al ciclo finanziario dell’impresa, il ruolo che esso riveste nel risolvere, o quantomeno ridimensionare, le imperfezioni dei mercati, i modelli di struttura organizzativa più ricorrenti per finanziare e gestire l’attività di investimento nel capitale di rischio e le fasi che contraddistinguono quest’ultima. In secondo luogo sono stati evidenziati i benefici che tale asset class apporta con riferimento agli investitori, alle imprese e al sistema economico nel complesso. In chiusura di capitolo è stato infine mostrato il posizionamento del mercato italiano nel più ampio contesto europeo, attraverso analisi statistiche del periodo 2007-2013, utilizzando i dati provenienti dalle rispettive associazioni di categoria, ovvero Aifi ed Evca. Nel capitolo 2 si è dato spazio in prima istanza alle exit strategies degli operatori di Private Equity al fine di massimizzare il rendimento dell’operazione, fornendo successivamente un analisi statistica delle tendenze in atto negli ultimi anni sempre con la stessa modalità utilizzata nel primo capitolo. In seconda istanza sono stati trattati i vantaggi/svantaggi che una modalità di exit in particolare, ovvero la quotazione in Borsa, apporta alle imprese. L’ultima parte del capitolo è stata dedicata alle Ipo, comparando la situazione italiana a quella europea e identificando i fattori causali che hanno frenato lo sviluppo del mercato azionario domestico in questi anni. Data la peculiarità del tessuto economico italiano, è stato svolto inoltre un focus sull’Aim Italia e su una particolare forma evolutiva di Private Equity (la Spac), la quale si pensa possa aumentare negli anni a venire il numero di Ipo. In letteratura l’exit tramite Ipo viene considerato il disinvestimento più attrattivo in presenza di operatori di Private Equity, poiché grazie ad essi è possibile ridurre alcuni svantaggi della quotazione e facilitare l’ingresso dell’azienda nel mercato azionario. Tra questi, suscita notevole interesse quello che per le imprese costituisce un costo indiretto, ovvero l’Underpricing, oggetto principale dell’ultimo capitolo. Nella prima parte viene fornita una panoramica dei diversi filoni di teorie esplicative storicamente formulate per interpretare tale fenomeno, mentre nella seconda parte ci si prefigge come obbiettivo quello di verificare, attraverso un analisi econometrica, se la presenza di operatori di Private Equity nella compagine azionaria delle società possa contenere tale costo anche in un contesto, come quello italiano, che si caratterizza per essere molto dissimile dalla maggior parte dei paesi oggetto di studi (paesi anglosassoni).
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