Riassunto analitico
L’evoluzione del capitalismo e la nascita della network society, con la diffusione di massa di internet, hanno dato il via ad un nuovo contesto competitivo in cui stanno prendendo forma reti collaborative finalizzate a sperimentare diversi processi produttivi. A partire dalla teoria comportamentista di H.Simon, con la nascita dell’approccio evolutivo all’impresa e al cambiamento tecnologico, è possibile analizzare questi cambiamenti. Il concetto di comunità come forma organizzativa complessa sta alla base delle nuove esperienze dei free software, delle web community e delle reti digitali: le tecnologie informatiche hanno infatti contribuito all’emergere e allo svilupparsi di nuove pratiche organizzative comunitarie. Pratiche che, già conosciute in passato e connesse alla costruzione di reti collaborative aperte e paritarie, si stanno diffondendo anche in altri ambiti sociali e disciplinari come quello produttivo e del mondo del lavoro. Nella società della produzione di massa, infatti, la complessità sociale è stata spesso ricondotta a modelli organizzativi capaci di semplificare, centralizzare le decisioni e ridurre gli elementi complessi al fine di poterli affrontare con maggiore economicità ed efficienza. Al contrario, l’intuizione delle web-community è proprio quella di poter auto-organizzarsi in modo da gestire la complessità di comunità numerose e crescenti, valorizzando le diversità dei tanti partecipanti. Non è solo il caso di Linux, ma in generale dei free software e dei modelli open source che prevedono l’interazione costante di numerosissimi utenti. Da questo nasce l’interesse per lo sviluppo delle comunità peer to peer: queste, unitamente alla diffusione delle macchine di fabbricazione digitale disponibili sul mercato a basso costo, hanno dato il via alla diffusione globale di un fenomeno ancora pionieristico ma di sicuro interesse, in particolare in questa fase di crisi economica e di ricerca di nuovi modelli di crescita sostenibile: si tratta dei Fab Lab, cioè i laboratori di fabbricazione digitale nati al Mit dieci anni fa e da allora in costante aumento a livello mondiale. In Italia, paese tra i più colpiti dalla recessione economica, la rapida e ampia diffusione dei Fab Lab, dei maker space, del coworking e dell’artigianato digitale sta riscontrando un notevole interesse da parte dei media, delle istituzioni e delle imprese. Ma cosa sta succedendo dentro questi nuovi laboratori digitali? Quali progetti si stanno concretizzando, con che forme organizzative, con quali modelli di business? Qual’è il rapporto con il territorio e quali sono le competenze che si stanno valorizzando? Per rispondere ad alcune di queste domande ho fatto un’indagine sui Fab Lab dell’Emilia Romagna, una delle regioni italiane a maggiore sviluppo tecnologico e manifatturiero che – tra le prime in Italia - sta mettendo in rete questi nuovi laboratori digitali. Partendo da quello che già esiste oggi (novembre 2014) e indagando quali sono le principali caratteristiche di questi nuovi spazi di produzione, il presente lavoro intende essere un contributo per i policy maker nell’elaborare strategie utili allo sviluppo locale. La ricerca è stata fatta attraverso un questionario ai gestori dei Fab Lab dell’Emilia Romagna: l’indagine si sofferma sugli aspetti giuridici e organizzativi dei laboratori, sulla sostenibilità economica, sul rapporto con il territorio (enti pubblici, università, imprese) e sulla questione ancora aperta della sostenibilità economica esperienze analizzate. Sebbene ancora in una fase di start-up, il risultato dell’indagine evidenzia sia una il legame con il territorio di queste realtà, sia la diversità dei modelli che si stanno sviluppando a livello regionale.
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Abstract
The evolution of capitalism and the birth of the network society, with the mass diffusion of the internet, led to a new dimension of competitiveness where new cooperative networks are coming to light, with the aim to experiment new production processes. This development can be analyzed through the Behavior Theory of H. Simon, which considers the birth of an evolutionary approach to business activities and to technological transformations.
New realities such as the free software, web communities and digital networks are all based on the concept of community as complex organizational structure: information technologies contributed heavily to the creation and development of new community-based organizational systems. These systems were already known in the past and used to constitute the basis for open and equal cooperation networks: recently, though, they have started to shape other social fields as well, such as the world of work and production.
This world is now characterized by the mass production, which often requires the simplification of social complexity: the organizational models developed for this purpose aim to the centralization of decisions and to the reduction of complex elements, so as to allow the most economical and efficient problem-solving strategies. The value of self-organized web communities, on the contrary, lies precisely in their ability to manage the complexity of numerous and growing groups, promoting the diversity of their many members. This is the case of Linux as well as of many other free software and open source models, which are based on the constant interaction of huge numbers of users.
These new models led to the interest in peer to peer communities: these allowed the worldwide diffusion of a quite interesting pioneer project, the Fab Labs, also thanks to the relatively low cost of the new digital production printing machines now available on the market. Fab Labs (“Fabrication Laboratories”) have been created by MIT ten years ago and have been constantly growing on a world scale ever since: they constitute an important opportunity, in particular in a phase of economic crisis with a strong need for new models of sustainable growth.
Italy, one of the countries most seriously affected by the economic downturn, hosts an increasing number of Fab Lab, MakerSpace, Coworking and digital crafts projects: media, institutions and companies seem to have a growing interest in their development. So what is actually happening in these digital laboratories? What projects are they carrying out, how are they organized, what are their business models? What is their relationship with their territory and what competences do they enhance the most?
To answer these questions, I carried out a research on the Fab Labs of Emilia Romagna, one of the most developed Italian regions at a technological and manufacturing level, and one of the first ones to implement these digital laboratories. This study aims to present the current situation of these initiatives (updated to November 2014) and examine the main characteristics of these new production spaces, with the hope to help policy makers in the planning of useful strategies for the local development.
The research was conducted through a questionnaire given to the managers of the Fab Labs of Emilia Romagna: it focuses on the legal and organizational aspects of the laboratories, on their economic sustainability, on their relationship with the territory (public authorities, universities, companies) and on the still open question about the economic sustainability of the analyzed experiences. The results of the study show that these new realities, although still in a start-up phase, are tightly connected with their territory and have been developing extremely different models throughout the region.
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