Riassunto analitico
L'implicazione della persona del lavoratore in un rapporto contrattuale che prevede l'inserimento dello stesso in un contesto organizzativo gestito dal datore di lavoro, comporta una pluralità di disposizioni e di obblighi di prevenzione e protezione rispetto al rischio di infortuni sul lavoro. Tale esigenza ha determinato, nel tempo, il sedimentarsi di un corposo apparato normativo per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, alla cui evoluzione ha fortemente contribuito la legislazione dell'Unione Europea in materia: quest'ultima ha, infatti, svolto un ruolo decisivo nel processo di modernizzazione del nostro sistema prevenzionistico e del relativo quadro legale. Il modello italiano di prevenzione degli infortuni sul lavoro ha natura complessa ed è il risultato di una progressiva interazione di una serie di norme, le quali scaturiscono da diversi interventi legislativi, in ampia parte dovuti alla necessità di attuare le direttive comunitarie succedutesi in materia, e in parte alla necessità di riformare il sistema; il risultato di queste innovazioni legislative è stato talvolta di aggiornare e talaltra di integrare il previgente complesso normativo. Il sempre maggiore utilizzo di forme contrattuali diverse dal prototipo del lavoro “standard”, l'implementazione di nuovi modelli organizzativi, il cambiamento nella composizione della forza lavoro e numerosi altri cambiamenti epocali, determinano nuove sfide in materia prevenzionistica, soprattutto a causa di una più elevata incidenza di eventi a rischio d'infortunio per i lavoratori. Le questioni della sicurezza dei lavoratori, della prevenzione degli infortuni e degli incidenti sul lavoro, si ripropongono periodicamente e drammaticamente come alcuni dei problemi principali che affliggono il mondo del lavoro nonostante lo sviluppo dinamico e sempre più efficiente della scienza e dell'innovazione tecnologica. A fronte di tali nuove esigenze, il Legislatore ha dovuto necessariamente tenere conto dei mutamenti intervenuti nel mercato del lavoro e delle relative implicazioni sulla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, provvedendo non solo ad un aggiornamento e ad una riorganizzazione della disciplina in materia, ma anche alla costruzione di un nuovo modello di tutela della salute e sicurezza sul lavoro. La normativa italiana di salute e sicurezza sul lavoro – fondata sui principi costituzionali a garanzia dei beni della salute dei cittadini (art. 32), della dignità e dell'utilità sociale, da contemperare con l'iniziativa economica privata (art. 41), e sul dovere di tutela imposto all'imprenditore dall'art. 2087 – è il frutto di un'evoluzione che parte dagli anni '50 e si sviluppa con elementi di novità attraverso il recepimento delle direttive comunitarie di riferimento, garantita dal d.lgs. n. 626 del 1994. La matrice comunitaria, che impone una gestione della salute e sicurezza che coinvolga tutti i soggetti del sistema di prevenzione aziendale e presuppone una strategia aziendale di prevenzione, è confermata e portata a perfezionamento dal “Testo Unico” di salute e sicurezza sul lavoro, quale risultante dalla legge n. 123 del 2007, attuata inizialmente per mezzo del d.lgs. n. 81/2008 e, quindi, attraverso il d.lgs. n. 106/2009, il cosiddetto “correttivo”. Con il presente elaborato si propone di delineare i contorni specifici della disciplina giuslavoristica, accennando agli aspetti evolutivi del sistema normativo italiano preposto alla tutela della salute e sicurezza del lavoratore nello svolgimento della prestazione di lavoro, ma soprattutto con specifico riguardo agli organi di vigilanza e alla ripartizione e accertamento delle responsabilità, sulla base della normativa vigente, fra i destinatari dell'obbligo di sicurezza, quando quest'ultimo è violato.
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