Riassunto analitico
Negli ultimi 25 anni, l’avvento del digitale ha cambiato drasticamente l’industria discografica: le piattaforme streaming sono diventate il formato d’ascolto predominante e hanno reso senza dubbio l’ascolto di musica più accessibile ed economico, anche se giudicato insostenibile da molti artisti e addetti ai lavori, in quanto c’è un enorme gap tra i ricavi generati e quelli effettivamente distribuiti agli artisti. Nonostante l’ascesa dello streaming però, i formati d’ascolto offline come i cd, i vinili e la radio non sono scomparsi, anzi in molti paesi il loro utilizzo sta aumentando. Nel settore musicale c’è quindi ormai da anni una coesistenza di formati d’ascolto molto diversi in termini di caratteristiche e di prezzo; il prodotto musicale oggi è per ciò caratterizzato da un forte “valore soggettivo”, dove le persone hanno disponibilità a pagare e modalità d’ascolto molto diverse. L’obiettivo di questa tesi è quello di cercare di capire come mai, nonostante l’ascesa delle piattaforme streaming, gli altri mezzi continuino a sopravvivere e a coesistere stabilmente con esse e cosa porti le persone a preferire un formato piuttosto che un altro. Dopo aver passato in rassegna diversi studi sui bisogni e sul valore percepito nel consumo di musica, si cerca di capire quali sono le motivazioni che portano le persone a preferire diversi formati d’ascolto e quali altre caratteristiche socio-demografiche e legate al coinvolgimento personale possono impattare; successivamente, per ogni formato d’ascolto viene analizzato il valore percepito, cercando di capire quali elementi sono maggiormente rilevanti per gli utilizzatori. Questo, oltre a fornire un quadro sulle dinamiche di consumo di musica e le sue possibili evoluzioni, può anche avere implicazioni per le strategie di marketing delle etichette e degli artisti e fornire linee guida su come indirizzare gli ascoltatori verso formati maggiormente sostenibili e profittevoli per gli artisti e per l’industria stessa.
|