Riassunto analitico
Gli atti discriminatori sembrano essere all’ordine del giorno nella società odierna italiana (e non solo). Per quanto sia comune pensare che misoginia, razzismo, omofobia, abilismo riguardino episodi estremi, lontani dalla nostra realtà o così sporadici da rappresentare casi isolati, è bene fare i conti con la realtà e rendersi conto che il traguardo di una società armoniosa, che rispetta e valorizza l’altro, è ancora troppo lontano. Il presente lavoro intende analizzare i processi cognitivi alla base del pregiudizio, per poi analizzare più nel dettaglio la questione del genere e le discriminazioni ad essa connesse. In un Paese in cui si inneggia alla parità di genere, sono ancora molti i residui del patriarcato, così incorporati e fusi nelle dinamiche relazionali (ma anche educative, lavorative, ecc.) da essere stati interiorizzati da uomini e donne che, più o meno consapevolmente, ne garantiscono stabilità e continuità. Prendendo in esame il ruolo dell’ideologia nella legittimazione di disuguaglianze e discriminazioni di genere, si è tentato di indagare, tramite un questionario, gli atteggiamenti e le credenze a riguardo, con uno sguardo di approfondimento alla percezione dei ruoli di genere e alle visioni educative a riguardo. Le prospettive degli adulti, e in particolare dei genitori, riguardo la distinzione di ruoli di genere, ricade inevitabilmente sullo sviluppo del pensiero delle nuove generazioni. Bambini e bambine interiorizzano cosa ci si aspetta da loro in quanto maschi o femmine. Questa consapevolezza deve suscitare uno sforzo di analisi, una messa in discussione delle credenze che noi stessi abbiamo interiorizzato, affinché sia possibile eliminare i confini (più o meno definiti) che tentano di delimitare le giovani generazioni entro lo spazio ritenuto accettabile rispetto ai nostri stereotipi e formare così generazioni più libere… libere di essere e di scegliere.
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