Riassunto analitico
Questo studio si occupa di uno dei più importanti ma dimenticati nature writers americani: John Burroughs. Oltre a descrivere la formazione intellettuale e l’opera dell’autore e a mostrarne la rilevanza all’interno del nature writing, l’intento di questo elaborato è di esporre i risultati di una ricerca che si è concentrata sul modo in cui Burroughs ha rappresentato la natura nei suoi nature essays attraverso la metafora. Facendo riferimento all’approccio della linguistica cognitiva di George Lakoff e Mark Johnson, la metafora non è intesa qui solo come una figura retorica che ha lo scopo di abbellire il discorso, ma è un modo fondante di comprendere e concettualizzare la realtà. Un’attenta analisi delle metafore utilizzate da Burroughs per parlare della natura consente di delineare meglio la sua visione del mondo e del rapporto fra uomo e natura.
L’analisi è stata condotta su ventisette saggi di John Burroughs raccolti in The art of seeing things: essays by John Burroughs da Charlotte Zoë Walker (2001). Si sono cercate in questi scritti le espressioni metaforiche sulla base del criterio della tensione semantica individuato da Charteris Black (2004) e si sono quindi raggruppate sulla base di somiglianza di significato e strutture concettuali in sei source domains o domini sorgente, funzionali a comprendere la rappresentazione della natura in Burroughs. Ciò che accomuna queste rappresentazioni metaforiche della natura è la originale e innovativa interpretazione del rapporto uomo natura. L’essere umano non è più visto al vertice del creato come avviene nella tradizione occidentale, ma come una creatura fra le altre, passando così da una visione antropocentrica a una visione ecocentrica. Burroughs propone, quindi, un modo alternativo di guardare alla natura e al rapporto che l’uomo intrattiene con essa. La lettura dei suoi nature essays assume i tratti di un’esperienza profondamente personale che porta il lettore a riflettere sulla propria posizione nel mondo. Suggerendo il ritorno alla dimensione privata e di casa della vita semplice a contatto con la natura, Burroughs parla ai lettori della sua epoca e con altrettanta forza al lettore del XXI secolo. Ribaltando la posizione dell’uomo all’interno del creato e soffermandosi sulla riscoperta del senso di appartenenza alla natura, Burroughs lascia in eredità un messaggio che, oggi più che mai, tocca chi vive nell’epoca dominata dagli effetti della crisi climatica.
|
Abstract
The present thesis deals with one of the most important, yet neglected, American nature writers: John Burroughs. In addition to describing Burroughs's literary figure and his relevance within American nature writing, this study shows the results of an analysis carried out to see how he represents nature in his essays by means of metaphor. Following the cognitive linguistic approach by George Lakoff and Mark Johnson, metaphor is not regarded here as a mere figure of speech used for stylistic purposes, but as the founding instrument to understand and conceptualize reality. For this reason, an attentive analysis of the metaphors used by Burroughs to talk about nature can lead to a deeper understanding of his worldview and his vision of man in nature.
The analysis was conducted over the twenty-seven essays by John Burroughs collected in The art of seeing things: essays by John Burroughs by Charlotte Zoë Walker (2001). Firstly, metaphorical expressions were searched for, adopting Charteris Black's criterion of semantic tension (2004). These were then grouped into six source domains based on similarity in meaning and conceptual structures. What these metaphorical representations share, is an innovative interpretation of man's relationship with nature. Contrary to western tradition, human beings are no longer seen at the top of creation, but as creatures among the others. Burroughs offers an alternative way of looking at nature and the relationship man has with it, suggesting a shift from an anthropocentric to an ecocentric vision of the world. As a result, reading his nature essays becomes a profoundly personal experience which brings the reader to reflect on their position in the world. By proposing a return to a private and homely dimension of life in contact with nature, Burroughs's essays appeal to the 21st century reader as they did to his contemporary public. By overturning man's central position in the universe, he dwells on a sense of rootedness and belonging to nature. To the 21st century reader, living in an age dominated by the climate crisis, Burroughs leaves an everlasting message.
|