Riassunto analitico
In questo lavoro di tesi sono stati presi in esame i contenuti in alcuni elementi principali ed in tracce in diverse matrici cementizie prodotte da varie aziende italiane (regolamentati dalla Normativa UNI EN 197-1:2011) e in manufatti in calcestruzzo storici, raccolti in diversi edifici situati in aree ex-industriali della Città di Modena. Particolare attenzione è stata riposta sui contenuti di cromo totale [(Cr (III) + Cr (VI)] e di cromo esavalente conosciuto per la particolare tossicità per l'ambiente e gli esseri viventi, di nichel e cadmio. I campioni di calcestruzzo sono stati appositamente preparati al fine di analizzare solo la parte cementizia eliminando il più possibile la componente formata da aggregati. Sia i cementi attualmente in commercio, sia la componente cementizia dei calcestruzzi, sottoposti ad adeguati attacchi chimici, sono stati analizzati usando la tecnica della spettrometria ad emissione atomica accoppiata induttivamente al plasma con rivelatore ottico (ICP-OES). Per la determinazione del Cr (IV) idrosolubile nei cementi e nei calcestruzzi è stata eseguita una misura spettrofotometrica dell’assorbanza (Uv-Visibile) del composto che esso forma con la difenilcarbazide applicando una metodologia analitica simile a quella riportata nella Norma UNI EN 196-10:2006. I contenuti in Cr totale ed in Ni nella componente cementizia di molti calcestruzzi di epoche diverse risultano relativamente elevati (dell'ordine di decine di mg/kg) e sono legati in parte alle materie prime utilizzate ed in parte al processo produttivo del clinker (macinazione, combustione, etc.). Anche se parte del Cr contenuto nelle matrici cementizie dei calcestruzzi è presente sotto forma di Cr (IV) il suo potenziale impatto ambientale è limitato dal fatto che esso risulta non disponibile per la sua incorporazione nelle fasi mineralogiche che si formano durante l'idratazione del cemento (ettringite, alite, belite, celite,etc.), poco solubili in acqua.
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