Riassunto analitico
Le fusioni sono argomento di grande rilievo nel settore dell'attività svolta dalle autorità antitrust. In particolare in questo lavoro ci si concentrerà sulle fusioni orizzontali, ovvero le fusioni a cui prendono parte due imprese operanti nello stesso mercato. Il tema degli effetti delle fusioni e delle modalità con cui l'autorità antitrust valuta la possibilità di autorizzare o meno una fusione è di grande interesse nella letteratura e fonte di diversi studi. In questa tesi si vogliono analizzare gli aspetti chiave quando si valuta la possibilità di autorizzare una fusione, ed in particolare il ruolo dei guadagni di efficienza, tema su cui si è molto dibattuto e che solo recentemente è stato valorizzato dalle autorità.Il primo capitolo introduce brevemente gli aspetti tecnici di una fusione, i soggetti coinvolti e le normative antitrust di riferimento. Ci si concentrerà sugli effetti negativi e positivi derivanti da una fusione, prestando particolare attenzione al tema dell'efficienza e del benessere totale. Ci serviremo di un semplice modello di competizione à la Cournot per illustrare gli effetti di una fusione sulle variabili del sistema economico. Come si vedrà, particolari condizioni possono rendere una fusione vantaggiosa per le imprese che ne prendono parte e per il surplus totale.Nel secondo capitolo saranno analizzati diversi modelli riguardanti l'interazione tra fusioni e concentrazioni e il ruolo dell'efficienza. Prima di procedere all'analisi si introdurrà brevemente il tema dell'efficienza sia dal punto di vista giuridico, ossia come l' efficiency defense è trattata nelle legislazioni antitrust, sia dal punto di vista economico, esponendo le varie tipologie di efficienze che possono realizzarsi tramite un'operazione di concentrazione tra più imprese.La valutazione del ruolo dell'efficienza ha come punto di partenza il modello di Williamson (1968), la cui analisi verte sul trade-off che si viene a creare nelle operazioni di fusione: l'autore si chiede e dimostra che guadagni di efficienza delle imprese che si fondono possono rendere una fusione socialmente desiderabile. Nel caso di un aumento del prezzo dovuto ad un incremento del potere di mercato in seguito ad una fusione, Williamson che tali aumenti possano essere bilanciati da modeste riduzioni nei costi medi di produzione.L'analisi di Williamson è stata implementata nel corso degli anni dal contributo di altri autori, tra cui sicuramente è doveroso citare Salant, Switzer e Reynolds (1983). Si può affermare che se Williamson ha studiato il potenziale vantaggio che le efficienze ottenute da una fusione portano ai consumatori, Salant et al. dimostrano, utilizzando un modello di competizione à la Cournot, che in assenza di guadagni di efficienza le fusioni non sono profittevoli neppure per le imprese che vi prendono parte.Il ruolo dei guadagni di efficienza è stato poi analizzato da Farrell e Shapiro (1990), i quali non solo hanno dimostrato la non profittabilità delle fusioni in assenza di guadagni di costo, ma hanno altresì definito condizioni e valori che devono assumere tali guadagni per rendere una fusione profittevole, sia privatamente che socialmente. Si vedrà con un modello di competizione à la Cournot quali sono e in che misura si debbano realizzare guadagni di efficienza tali da rendere una fusione profittevole per le imprese che vi partecipano e per i consumatori. Nell'ultimo capitolo si vuole in qualche modo utilizzare le teorie fino a questo momento dimostrate per cercare di comprendere le decisioni alla base dell'ondata di fusioni e acquisizioni che hanno caratterizzato il sistema bancario nell'ultimo ventennio. Dopo una breve introduzione sul mutamento del sistema bancario nel periodo considerato, l'attenzione sarà posta alle componenti che contribuiscono a determinare un aumento della concentrazione e ai possibili guadagni di efficienza che intervengono per compensare tali effetti.
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