Riassunto analitico
Questa ricerca intende sviluppare un’analisi riguardante il tema di “crisi della presenza”, introdotto nel vocabolario filosofico italiano dall’antropologo Ernesto de Martino. Prima di poter affrontare il tema della “crisi”, però, ritengo sia importante comprendere che la “presenza” è stata intesa dal filosofo tedesco Heidegger, come “esser-ci” nel mondo. A titolo esemplificativo: un tavolo all’interno di una stanza. Il termine “presenza” è stato in seguito analizzato da Ernesto de Martino, il quale ha ricondotto l’individuo all’interno del proprio mondo nel quale agisce compiendo delle scelte. L’agire, secondo De Martino permette all’uomo di determinare il proprio “esser-ci” in un preciso contesto storico-culturale. La presenza dell’individuo non è sempre stabile, può infatti venire meno in qualsiasi momento e ciò De Martino lo capisce grazie ad un’approfondita analisi sulle culture primitive, in cui riesce a dimostrare che l’io dell’individuo crolla anche davanti ad un semplice evento inaspettato. Le ragioni di crisi della presenza, come afferma sempre il medesimo antropologo, possono essere: - individuali, cioè dovute a delle motivazioni personali del singolo individuo, come un lutto o un cambiamento inaspettato; - collettive, ovvero innescate dal crollo del mondo “sensibile” circostante, come nel caso dell'arrivo di una tempesta. Davanti alla crisi De Martino vede possibile il riscatto della presenza attraverso il rituale magico che pone l’individuo in una condizione di comportamento attivo che gli permette di recuperare il proprio esserci, diversamente perso per sempre. L’antropologo, inoltre, analizzando testi letterari di molti scrittori e poeti, ha riscoperto tematiche legate alla sua idea di crisi della presenza. Questi scritti gli hanno dimostrando che l’esserci può crollare anche in società più strutturate come quelle occidentali. Mi sono domandata, a questo punto, come è possibile per l’uomo occidentale superare la crisi e ho trovato risposta proprio nella letteratura. La mia tesi si fonda sull’idea che si può superare la crisi attraverso la scrittura. La ricerca ha preso avvio analizzando gli autori di alcuni testi citati da De Martino stesso, in particolare, prendendo in considerazione alcune opere e la vita degli scrittori francesi Arthur Rimbaud e Jean-Paul Sartre. Partendo dall’analisi di varie opere dei due autori summenzionati, si evidenzia come entrambi i letterati mostrino esperienze di ciò che De Martino definisce “crisi della presenza”. Il modo di porsi davanti al crollo dell’io, però, è vissuto dai due scrittori in maniera differente. In particolare, in Rimbaud emerge l’idea che non si possa superare la crisi: il poeta abbandona la poesia in favore di viaggi per il mondo, pensando che questi possano distoglierlo dalla situazione passiva, in balia della vita, nella quale si trova. Sartre è riuscito, invece, a dimostrare che è possibile riscattare il proprio io mediante un percorso letterario in cui la scrittura e la letteratura rappresentano una via per la salvezza. Grazie a questa ricerca ho constatato che la scrittura può veramente rappresentare un metodo attraverso cui superare la crisi del proprio io, permettendo all’uomo di agire e riflettere sulla propria vita.
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