Riassunto analitico
Le situazioni di crisi aziendale sono state in passato concepite come eventi assolutamente negativi e patologici dal quale le imprese difficilmente sono in grado di risollevarsi. Per tale motivo, negli anni si è dovuto cercare, in misura crescente, di adottare un comportamento gestionale improntato alla razionalità, che avesse come obiettivo cardine la perdurabilità dell’azienda nel tempo con la relativa creazione del valore. Per tali ragioni, nonostante la disciplina delle procedure concorsuali è stata per molti decenni imperniata sul principio della liquidazione del patrimonio sociale e sull'intervento autoritativo degli organi della procedura, l'atteggiamento assunto dal legislatore nei confronti della risoluzione della crisi di impresa ha subito un'evoluzione sempre maggiormente tendente verso la conservazione dei complessi aziendali, abbandonando così la centralità della procedura fallimentare a favore di uno sviluppo delle procedure concorsuali alternative. Il processo di riforma è culminato con la riforma del diritto fallimentare, grazie alla quale il legislatore ha cambiato nettamente prospettiva, improntando le procedure concorsuali sull'autonomia privata e disincentivando la prosecuzione dell'impresa in crisi. Grazie a tale nuova visione, l'obiettivo fondamentale del diritto concorsuale diviene quello della soddisfazione dei creditori coinvolti nella crisi, abbandonando così la funzione punitiva nei confronti dell'imprenditore insolvente. È proprio in relazione a tale mutamento che in quegli anni nasce ed emerge la parte più moderna delle procedure concorsuali: la composizione negoziale della crisi d’impresa. Sotto questa “etichetta” si ricomprendono quegli strumenti disciplinati dal legislatore e che sono messi a disposizione dell’imprenditore per superare in modo deciso e definitivo la crisi d’impresa che lo ha colpito e danneggiato. Si tratta di strumenti che sono il frutto dell’autonomia delle parti caratterizzati da una maggiore venatura privatistica che permettono di giungere nel modo migliore a definire quelli che sono i perimetri e i confini della procedura da sviluppare per superare la crisi. Questi sono il piano di risanamento stragiudiziale attestato, l’accordo di ristrutturazione dei debiti ed infine il concordato preventivo. I primi due introdotti a seguito della riforma, mentre il concordato è stato completamente rivisitato nel 2005 e che rispetto a quello del 1942 conserva solo il nome, dato i numerosissimi interventi cui è stato sottoposto. Nel seguente elaborato, procederò all’analisi della figura del concordato, il quale può essere considerato, per numerose e differenti situazioni, come lo strumento ideale per prevenire tempestivamente le pesanti conseguenze generabili dal perdurare dello stato di insolvenza, consentendo così al debitore di accordarsi con i propri creditori, sia sull'entità che sulle modalità di soddisfazione delle proprie pretese, disponendo della più ampia flessibilità dei contenuti della proposta. In particolare analizzerò la figura del concordato preventivo con riserva, che il legislatore italiano, traendo importanti spunti dalla disciplina statunitense, ha introdotto nel nostro ordinamento con il c.d. Decreto Sviluppo, D.L. n. 83/2012 e la successiva legge di conversione n. 134/2012. Partiremo perciò da una descrizione generale dell’istituto, per poi approfondire nei vari paragrafi quelli che sono gli effetti prodotti dalla seguente procedura nei confronti di debitore, creditori e infine rapporti giuridici preesistenti.
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