Riassunto analitico
Il nuovo fenomeno della Sharing Economy ha avuto un impatto molto forte in diversi settori, in questo documento viene trattato tramite il caso di Airbnb, portale che mette in contatto persone nell’ambito degli affitti a breve termine. La società è nata da meno di un decennio ed è già diventata un colosso, pur non possedendo nemmeno una stanza d’albergo e si stima abbia una valutazione di mercato maggiore di qualsiasi impresa operante nel settore alberghiero. I dati riguardanti il numero di alloggi prenotabili sono in forte crescita da anni, soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, costringendo le varie amministrazioni locali a misure per regolamentare il campo degli affitti a breve termine. Vi sono diverse modalità di regolamentazione attuate nei casi in esame, da limiti temporali sul numero di notti prenotabili in un anno a vere e proprie norme tese a debellare il mercato. Il principale motivo che ha costretto gli organi locali a intervenire è la diminuzione dell’offerta e il conseguente aumento dei prezzi sugli affitti di immobili in città per periodi maggiori di un mese, causato dalla migrazione degli alloggi disponibili verso la piattaforma di Airbnb. Le imprese operanti nel settore alberghiero sono chiaramente favorevoli a qualsiasi tipo di norma che possa limitare le prenotazioni che avvengono nel portale. Gli utenti del portale di Airbnb sono contrari a regolamentazioni più stringenti perché limiterebbero le loro possibilità di utilizzare la piattaforma per ottenere introiti da una loro proprietà. Tra chi opera nella piattaforma sono presenti però anche speculatori e vere e proprie società fittizie, il bersaglio principali delle normative sempre più sfavorevoli verso gli affitti di breve durata. Nel territorio italiano le normative sono ancora in fase di stallo per la maggior parte, una manovra che avrebbe regolato con più chiarezza ed efficacia la questione dal punto di vista fiscale non è stata approvata dal Governo. Le imprese operanti nel settore alberghiero, tramite l’associazione Federalberghi, dal canto loro, chiedono regole più stringenti per limitare il numero di alloggi disponibili nella piattaforma, definiti come abusivi.
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