Riassunto analitico
A partire da significative sequenze letterarie – del passato e del presente – costruite intorno all’emozione del disgusto, svilupperemo una critica tematica volta a chiarire le complesse componenti cognitive e simboliche di questa ambigua reazione psicofisiologica. Partiremo concentrandoci sul nucleo basico e viscerale del disgusto (Core Disgust), segnale d’allarme programmato per reagire nell’immediato all’ingestione di sostanze potenzialmente nocive. Da qui – pur mantenendoci nell’ambito dell’ingestione e dell’oralità – amplieremo l’analisi a un tipo di disgusto che in modo manifesto è culturalmente determinato: quello espresso per i codici alimentari sentiti come diversi dal proprio. Di seguito amplieremo la riflessione a quella peculiare accezione del disgusto che è orientata verso ciò che infrange o interrompe la continuità e la compiutezza del corpo come involucro (da bocca e orifizi – aperture naturali – a deformità e ferite). Quindi ci focalizzeremo su ciò che il corpo fisiologicamente produce/emette (peli, odori, muco, fluidi, ecc.), frutto di processi fermentativi, oggetto di ribrezzo e di regolamentazioni quasi universalmente, perché avvertiti in stretta associazione con l’animalità. Passeremo poi a considerare la tipologia di disgusto indirizzata ai (supposti) veicoli di contagio e contaminazione, sia nel pensiero prescientifico che in quello occidentale contemporaneo, giunto ormai al parossismo della deodorizzazione e dell’igienizzazione della vita quotidiana. Molti studiosi concordano nel rintracciare l’origine del disgusto nel suo rimando all’idea della mortalità umana; servendoci delle parole di alcuni importanti autori, mostreremo in che senso e fino a che punto questa congettura può essere considerata vera. È altrettanto verosimile che sia la cognizione più o meno oscura della propria natura bestiale a repellere gli esseri umani che, infatti, rivelano di avere una difficoltà sempre maggiore nel definire il proprio ruolo rispetto agli altri animali. Infine, analizzeremo una forma di disgusto particolarmente intensa nella civiltà occidentale dall’età moderna in poi: la noia. Essa si manifesta come nausea, fastidio e tedio nei confronti di un eccesso di stimoli o, al contrario, di una monotonia esistenziale percepita come intollerabile, perciò si differenzia per entità dello stimolo, estensione cronologica, manifestazioni fisiologiche dagli altri tipi considerati. Poiché nelle sequenze letterarie è rappresentato in termini del tutto analoghi ai precedenti, ci è sembrato comunque corretto porlo a conclusione di questa disamina. La natura difficilmente concettualizzabile, sempre reversibile, ambigua e mista del disgusto come emozione emergerà con evidenza dall’esame delle sequenze letterarie, che spesso presentano una commistione di tutte le accezioni qui illustrate e, nondimeno, una straordinaria coerenza logica. A completare il quadro, noteremo che sullo sfondo rimane costante il problema del disgusto come categoria morale, funzione che attraversa trasversalmente quasi ogni rappresentazione considerata.
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Abstract
Disgust is a reaction psychophysiological very ambiguous and difficult to conceptualize. We will try to understand it better, developing a critical analysis of literary sequences particularly significant. So we will show that disgust is made up of multiple components, cognitive and symbolic. At the beginning of the analysis we will focus on the core basic and visceral disgust (Core Disgust): this is an alarm programmed to react to the ingestion of potentially harmful substances. Then we’ll move on to consider the kind of disgust that depends on one’s culture. That is what we feel for those alimentary codes that we consider different from ours. Below we will deal with that kind of disgust that is activated by breaking the continuity of the body: in particular we will consider the holes, orifices, wounds, wrinkles, deformities, and so on. Then we will deal with what is emitted or produced by the body: hairy, smells, mucus, saliva, blood, fluids, etc. These stimuli are known as animal's reminders, because they remember the animal nature of mankind, universally arousing disgust and stimulating specific regulations. Then consider the distaste for potential vehicles of infection. This kind of disgust came to excess in contemporary society sanitized and deodorized. According to many scholars, the origin of disgust is that it remembers the mortality of mankind. According to others, is the difficulty in defining the specificity of the human race compared to the other animals to elicit disgust. Finally, we analyze a particularly intense form of disgust in Western civilization from the modern age and older: boredom. It is manifested as nausea, discomfort and tedium against an excess of stimuli or, conversely, a monotony existential perceived as intolerable. It differs in magnitude of the stimulus, extension chronological, and physiological manifestations from other types considered; but the words with which the writers describe the boredom continually recall the disgust, so it seemed properly placed in this dissertation. Literary sequences often show a mixture of all the meanings considered here, trying the mixed and ambiguous nature, though coherent, of disgust. Background remains the problem of disgust as a moral category, a function that cuts across almost every representation considered.
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