Riassunto analitico
Questo operato è frutto di una ricerca rispetto ai temi del Made in Italy e della digitalizzazione a cui mi sono interessata a seguito della mia esperienza come borsista, per la Provincia di Piacenza, del progetto creato da Google ed Unioncamere per guidare le PMI italiane in un percorso di alfabetizzazione digitale: Made in Italy - Eccellenze in digitale. Proprio per approfondire il tema “Le PMI nello scenario digitale” e per appurare l’ipotesi secondo cui le aziende italiane ad oggi non sono capaci di sfruttare le opportunità messe a disposizione dalla rete è stata svolta un’indagine su un campione di 318 aziende distribuite in tutto il territorio nazionale ed appartenenti al settore agroalimentare, uno dei più rappresentativi delle nostre produzioni. In particolare per valutare il livello di digitalizzazione delle imprese sono stati presi in esame i seguenti fattori: possesso sito e/o blog, presenza sui social, e-commerce e advertising online. Alcuni recenti studi hanno dimostrato che se “Made in Italy” fosse un brand, sarebbe il terzo marchio più noto al mondo dopo Coca Cola e Visa e secondo alcune stime nel 2013 le ricerche su Google relative ai settori del Made in Italy sono cresciute dell’12% rispetto al 2012. Il valore delle nostre produzioni non è mai stato messo in discussione, tuttavia oggi le abitudini dei consumatori sono cambiate: la loro esperienza d’acquisto sembra essere influenzata da quello che in uno studio Jim Lecinski chiama ZMOT – Zero Moment of Truth - ovvero il momento in cui, dopo lo stimolo, ci si appoggia alla rete per la ricerca di informazioni; è sempre più positivo il trend degli utenti del commercio elettronico arrivati, solo in Italia, a 16 milioni e principale leva di questo strumento sembrano essere i dispositivi mobili. Le aziende del nostro paese sono adeguate per tutto ciò? Non sembrerebbe: Secondo l’indice DESI l’Italia si trova al 25° posto su 28 per livello informatico di società ed economia - peggio solo Grecia, Bulgaria e Romania e secondo uno studio commissionato da Google Italia e condotto da Doxa Digital solo il 34% delle PMI è presente online con un proprio sito e di queste solo il 13% lo usa per fare e-commerce. In realtà le percentuali del campione sono notevolmente superiori: 88,68% e 27,99%; tuttavia alcuni dati mostrano un utilizzo poco consapevole di questi mezzi. La digitalizzazione delle imprese legata al web e ad Internet si configura come un’opportunità per il sistema Paese, in particolare per favorire l’export, e lo conferma uno studio svolto dal BCG nel 2013. Secondo quest’ultimo le aziende attive su Internet fatturano, assumono ed esportano di più e sono più produttive delle altre, registrando una crescita media dell’1,2% dei ricavi negli ultimi tre anni (2011, 2012, 2013), rispetto a un calo del 4,5% di quelle off line e un’incidenza di vendite all’estero del 15% rispetto al 4% delle off line. Infine, sempre secondo questo studio, il valore generato dalla Web Economy in Italia arriverà a toccare i 63 miliardi di euro entro il 2016, con un’incidenza pari al 3,5% del PIL dal 2% del 2012, creando un impatto positivo sull’occupazione, soprattutto quella giovanile, e contribuendo a produrre un capitale umano dotato di cultura digitale. La realtà attuale è quella di un mondo dove “per restare nello stesso posto, devi correre più velocemente che puoi. Se vuoi arrivare da qualche parte, devi correre due volte più veloce” e non riuscire a stare al passo con la concorrenza, ormai globale, può certamente portare al fallimento non solo di un’azienda, ma dell’intero sistema Paese. E oggi per fronteggiare la concorrenza non si può ignorare il contesto digitale.
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