Riassunto analitico
Negli ultimi anni numerosi studi si sono focalizzati sulla relazione tra attività fisica e funzioni cognitive, evidenziando come essa possa essere un ottimo alleato nel potenziare queste funzioni. Alcune delle ricerche si sono focalizzate in particolare sul tema dell’attenzione, notando come il movimento possa essere un buon aiuto per il suo miglioramento. Questo tema è di evidente importanza per chi insegnerà in una scuola dell’infanzia o primaria, in quanto l’attenzione è necessaria per ogni apprendimento e per la riuscita delle attività didattiche; ricercare dei metodi che possano aiutare i bambini a stare più attenti è quindi un tema che sta ricevendo molta attenzione negli ultimi anni, specialmente in contesti in cui i momenti di attività fisica sono sempre più ridotti e considerati meno utili. In questa tesi si parlerà del ruolo che l’attività fisica svolge nel miglioramento dell’attenzione, descrivendo nei primi capitoli alcune teorie e ricerche di riferimento teorico; nel terzo capitolo verrà presentato uno studio in acuto, svolto con venti bambini di cinque anni in una scuola dell’infanzia, in cui si è indagato se effettivamente l’attività fisica (in acuto) possa essere un metodo efficace e, se sì, quali tipologie di attività fisica siano più utili nel migliorare l’attenzione dei bambini di quest’età. Per fare questo sono stati utilizzati due diversi test computerizzati (con i quali si è misurata l’attenzione selettiva dei bambini), eseguiti immediatamente dopo diverse tipologie di attività: giochi cognitivi, attività fisica ad alta intensità e attività fisica a bassa intensità. L’obiettivo era appunto quello di valutare l’impatto di queste attività sull’attenzione dei bambini. La ricerca condotta ha portato a risultati non univoci, infatti con un test (“auditory attention task”) si è visto come la variabile “intervento” sia risultata significativa, mentre non è risultata significativa con il test “visual attention task”. Similmente, con il primo test la variabile “attività fisica ad alta intensità" ha evidenziato miglioramenti dell’attenzione rispetto alla baseline, mentre con il secondo test nessuna attività è risultata efficace. Nessuno dei due test ha evidenziato un impatto significativo del fattore “distrattore”. Questi risultati suggeriscono che anche altre variabili non considerate dalla ricerca potrebbero aver influito sui risultati (ad esempio, la motivazione dei bambini durante i test). Inoltre, le differenze nelle prestazioni attentive potrebbero essere dovute a caratteristiche dei test stessi. In conclusione, i risultati della ricerca hanno in parte confermato e in parte non confermato le ipotesi iniziali. Per questo sono necessari futuri approfondimenti, anche con campioni di bambini più numerosi, in modo da approfondire questo tema; in ogni caso, anche in letteratura i risultati a riguardo non sono sempre univoci, infatti è un campo di ricerca ancora aperto e in evoluzione.
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