Riassunto analitico
Il disturbo depressivo maggiore è una malattia psichiatrica grave e altamente debilitante che colpisce circa il 4,4% della popolazione mondiale nel corso della vita. Sono state formulate diverse teorie sulla patogenesi della depressione che, ad oggi, non sono sfociate in un’ipotesi omogenea. Attualmente, alcune componenti genetiche, l’azione dell’ambiente e l’equilibrio tra sistema nervoso e immunitario sembrano i più accreditati ad essere i responsabili primari dell’insorgenza e progressione dei sintomi depressivi, rappresentando, contemporaneamente ottimi bersagli per nuove terapie più sicure ed efficaci. In particolare, la ricerca degli ultimi decenni attribuisce un ruolo chiave e determinante all’attivazione del sistema immunitario associata ad elevati livelli di citochine infiammatorie. Nel cervello, il mantenimento, la progressione o lo spegnimento dell’infiammazione coinvolge in modo particolare le cellule della microglia. Sebbene la risposta microgliale primaria sia generalmente neuroprotettiva, l’attivazione cronica di queste cellule può determinare danno tissutale e neurodegenerazione attraverso la produzione di citochine pro-infiammatorie, come l’interleuchina-(IL)1β e IL-18, e di specie reattive dell’ossigeno e dell’azoto (ROS/RNS). Uno stress cronico, principale fattore ambientale di rischio per depressione, può regolare i meccanismi infiammatori attraverso l’attivazione dell’inflammasoma. Questo, è un complesso proteico multimerico che media una risposta immunitaria contribuendo alla difesa dell’ospite. Esso è espresso in molte cellule immunitarie compresa la microglia. Uno degli inflammasomi più studiati è NLRP3 (NOD-like receptors protein 3). L’attivazione di NLRP3 guida la maturazione della caspasi-1 e successivamente il processamento dei suoi substrati, IL-1β e IL18. Un’eccessiva attivazione di tale complesso molecolare è associata a un ampio spettro di malattie, tra cui proprio la depressione. Fluoxetina, un antidepressivo della categoria degli inibitori selettivi del reuptake della serotonina, è comunemente prescritto per il trattamento della depressione. Molti studi indicano che farmaci inibitori selettivi del reuptake della serotonina, come la fluoxetina, inibiscono la produzione di citochine pro-infiammatorie attribuendo a questo meccanismo parte della sua attività terapeutica. Inoltre, recentemente è stato osservato che fluoxetina inibisce l’attivazione dell’inflammasoma NLRP3 in macrofagi e microglia. Sulla base di queste premesse, scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di validare un modello in vitro per lo studio della cinetica di attivazione dell’inflammasoma NLRP3, utilizzando il trattamento con fluoxetina per la validazione del modello. Il modello è stato messo a punto in due linee cellulari di microglia murina, BV-2 e N9. Nella prima fase dello studio è stata valutata la risposta di entrambe le linee cellulari alla stimolazione con l’endotossina batterica lipopolisaccaride (LPS) mediante analisi di metabolomica, di citofluorimetria e di espressione dei geni dell’inflammasoma NLRP3. I risultati emersi da questa prima analisi hanno permesso di selezionare la linea BV-2 come modello cellulare migliore. Nella seconda fase dello studio, è stato validato il modello mediante la valutazione dell’effetto di fluoxetina sul complesso dell’inflammasoma. I dati emersi da questo lavoro di tesi hanno permesso di mettere a punto e validare un modello in vitro utile allo studio del complesso proteico dell’inflammasoma. Questo modello sperimentale rappresenta uno strumento utile per valutare il sistema dell’inflammasoma come target molecolare di altri antidepressivi.
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