Riassunto analitico
L’idea di questo elaborato nasce dalla mia esperienza personale, in quanto sono entrato in contatto con il lutto fin da piccolo con la perdita di una persona a me cara. La morte è qualcosa che spaventa e allo stesso tempo segna la vita di un bambino. Si tratta di una presenza ingombrante che colpisce il bisogno di protezione e di accudimento dello stesso. Nel primo capitolo cercheremo di spiegare cosa accade nella mente infantile quando si perde una persona cara attraverso la narrazione della vita dell’artista Giovanni Segantini ad opera di uno dei primi allievi di Freud, Karl Abraham. Analizzando la vita del pittore rimasto orfano della madre in età infantile ci accorgeremo di come per lui l'immagine materna diventi una vera e propria ossessione. In effetti le testimonianze e i documenti disponibili suggeriscono l'erotismo primitivo egoistico del bambino che tende a un possesso illimitato dell'oggetto, verso il quale egli proietta sia sentimenti d’amore sia di odio e per il quale prova una estrema gelosia. A tal riguardo prenderemo in esame la posizione della psicoanalista austriaca Melanie Klein la quale sostiene che la possibilità di amare convive nel bambino insieme con impulsi distruttivi e trova la sua prima e fondamentale espressione nell'attaccamento al seno materno. Nella mente di Segantini, dunque, è molto forte l'ambivalenza tra amore e odio. Si tratta di un vero e proprio conflitto che durerà per tutta la vita e che si rivelerà in grado di influenzare positivamente o negativamente le relazioni future. Vedremo successivamente che gli impulsi di cui parla la psicoanalista, hanno avuto in Segantini un'intensità anormale, facendo scaturire in lui un desiderio ossessivo di ritrovare in ogni opera sua madre. L’esistenza e le opere di Segantini, del resto, sono segnate da un'alternanza continua tra fasi di esaltazione ardente per la bellezza della natura e fasi di depressione psichica. Cercheremo dunque di affrontare la tematica della melanconia attraverso un excursus storico del trattamento medico ad essa correlato e, avvalendoci di un saggio di Sigmund Freud, analizzeremo il rapporto che intercorre tra essa e il lutto. Nel secondo capitolo porremo la nostra attenzione sulla storia della concezione della morte nella società occidentale, servendoci del saggio Storia della morte in Occidente: dal Medioevo ai giorni nostri dello storico francese Philippe Ariès. Ci soffermeremo sul concetto di una morte come entità familiare e vicina, tipica del Medioevo, per poi scontrarci con la dura realtà dei nostri giorni mettendo in evidenza come essa sia divenuta una sorta di tabù dal quale la società ci impone di prendere distanza e di distogliere lo sguardo. In seguito ci avvarremo del saggio del sociologo tedesco Norbert Elias La solitudine del morente per sottolineare come nella società moderna la morte rappresenti un vero e proprio problema sociale, data l’incapacità dei vivi di identificarsi con i morenti. La morte viene, dunque, intesa come fonte di pericolo, come qualcosa che provoca imbarazzo e verso cui gli esseri umani, soprattutto i più piccoli, devono limitare ogni tipo di contatto. Grazie all’apporto del sociologo tedesco metteremo in luce quanto sia importante parlare ai bambini della morte, facendo in modo che essi si possano familiarizzare con questo evento fin da piccoli, in modo da rielaborare in maniera adeguata un lutto che potrebbe improvvisamente colpirli. Nel terzo capitolo, mediante l’analisi di alcuni passi della Ricerca del tempo perduto, ci soffermeremo su un lutto vissuto da Marcel Proust, che ci permetterà di comprendere meglio il lutto e le fasi della sua elaborazione. Il quarto capitolo prenderà in esame alcune fiabe, alla luce del saggio dell’antropologo russo Vladimir Propp sui riti di iniziazione di cui è parte integrante il senso di un ciclo universale, naturale e umano, scandito da un perpetuo alternarsi di morte e rinascita.
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