Riassunto analitico
Gli studi relativi al disturbo dello spettro autistico iniziano nel 1943 per opera di Leo Kanner. Tutt’oggi sono in continua evoluzione, poiché esistono dubbi e perplessità riguardo le cause all’origine dell’autismo. Una spiegazione plausibile viene fornita dalle teorie esplicative che sostengono e testimoniano la presenza di deficit delle funzioni esecutive, deficit di coerenza centrale e deficit della teoria della mente nelle persone con autismo. L’empatia è un’emozione fondamentale che riguarda sia le persone con neurotipicità (ingroup) che la manifestano attraverso responsabilità morale o disimpegno nei confronti delle persone con autismo (outgroup), sia quest’ultime, le quali sono caratterizzate da mancanza di reazioni empatiche e reciprocità emotiva. L’approccio dedicato ai bambini e agli adulti con autismo necessita di essere multidimensionale (clinico, integrato e globale), poiché pone lo sguardo all’integrità e alla globalità dell’individuo, in sintesi alla sua unicità.
All’interno della società, le persone con autismo possono essere vittima di pregiudizio, esplicito o implicito, da parte delle persone con neurotipicità. Si affronta il costrutto di pregiudizio in relazione a quello di atteggiamento e stereotipo. Il pregiudizio consiste in una valutazione negativa attribuita ai membri di un gruppo sociale ed esso include tre componenti: cognitiva, affettiva e comportamentale. Le cause del pregiudizio vengono attribuite sia a fattori di personalità, sia all’interazione in contesti sociali. Le conseguenze in cui può sfociare il pregiudizio consistono nei fenomeni di deumanizzazione ed infraumanizzazione. Per evitare di giungere a questi fenomeni, è opportuno che l’outgroup percorra nuove traiettorie inclusive, con l’obiettivo di tendere verso città autism friendly e costruire progetti adatti a persone con ogni tipo di funzionamento, in un’ottica inclusiva.
Il bias rivolto a persone con autismo si genera a causa della poca conoscenza tra ingroup ed outgroup. Per ovviare a questo problema, nel 1954, G. W. Allport elabora l’ipotesi del contatto, sostenendo che in determinate condizioni, il contatto tra membri di gruppi diversi riduce gli stereotipi e migliora i rapporti tra ingroup ed outgroup. Il contatto può avere valenza positiva o negativa, ma occorre considerarle entrambe, poiché le interazioni tra membri appartenenti a gruppi diversi funzionano in questo modo. Inoltre, il contatto può configurarsi come diretto (teorizzato attraverso i modelli di categorizzazione, decategorizzazione e i rispettivi modelli integrativi) oppure come indiretto (declinato in esteso, vicario e immaginato). Si ricorre a questi ultimi tipi di contatto quando non è possibile la vicinanza tra ingroup ed outgroup. Il contatto intergruppi si configura come un fenomeno complesso, il quale, però, può portare a numerosi vantaggi, sia individuali, sia gruppali. In ottica propositiva, le interazioni positive possono aprire a slanci verso il futuro.
La ricerca empirica di questo elaborato si pone l'obiettivo di indagare gli atteggiamenti da parte delle persone con neurotipicità (ingroup) nei confronti di persone e bambini con autismo (outgroup), partendo dall'ipotesi che il contatto dovrebbe indurre ad una riduzione del pregiudizio, sia esplicito, sia implicito. Per esplorare il pregiudizio, si conduce un'analisi che concerne i seguenti items: percezione, ansia, empatia ed umanità.
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