Riassunto analitico
ABSTRACT
L’elaborato che qui ho analizzato è incentrato sullo studio della vita del vescovo modenese Gaspare Silingardi (1537-1607). La scelta di concentrare la mia ricerca su una figura episcopale di questo tipo è stata dettata dalla volontà di studiare approfonditamente un periodo storico quale la fine del XVI secolo, dove le spinte riformiste del concilio di Trento andavano lentamente attenuandosi per lasciare sempre più spazio ad un irrigidimento dei canoni conciliari che presto avrebbe aperto la strada al movimento controriformista di inizio Seicento. Gaspare Silingardi rappresenta quindi il soggetto ideale per un’analisi che vuole verificare il radicamento di correnti più ampie e generali in un contesto come quello della diocesi di Modena, diventata negli anni del vescovado silingardiano anche capitale dello Stato Estense. La carriera ecclesiastica di Silingardi si sviluppa in un arco temporale che va dalla fine degli anni Cinquanta del XVI secolo fino alla sua morte avvenuto nel luglio del 1607. I contatti con alcuni dei maggiori riformatori di quegli anni, tra cui Carlo Borromeo e Giovanni Morone, fecero del giovane prelato un fervente sostenitore della riforma e del Concilio. Scelto come vicario generale di Egidio Foscarari, dopo la morte di quest’ultimo entrò al servizio del cardinale Morone e nel 1565 assistette alla convocazione del primo sinodo modenese posttridentino. Aver avuto l’opportunità di partecipare ad un evento così importante diede a Silingardi le conoscenze necessarie per allontanarsi da Modena e offrire i suoi servigi prima a Paolo Burali e poi al nipote del papa, l’Arcivescovo di Ravenna, Cristoforo Boncompagni. Premiato per il suo encomiabile lavoro, il prelato venne nominato nel 1582 vescovo di Ripatransone. In seguito fu chiamato al servizio da Alfonso II per essere inviato come ambasciatore ducale in Spagna per portare avanti le trattative sulla problematica inerente la devoluzione di Ferrara. Rientrato a Modena, Silingardi fu nominato all’inizio del 1593 vescovo di Modena e nell’estate del 1594 indisse il suo primo sinodo pastorale, cui ne seguiranno altri due. È a questo punto della carriera di Silingardi che l’analisi delle fonti per il mio elaborato trova la sua massima espressione. Paragonare il lavoro svolto da Silingardi negli anni del suo vescovado modenese con quello effettuato dai suoi predecessori fa emergere una serie di elementi alle volte discordanti e alle volte congruenti tra loro. In primo luogo viene confermata la tesi secondo cui la diocesi modenese si stesse progressivamente avvicinando sempre più a quella corrente controriformista che avrebbe contraddistinto la linea d’azione della Chiesa nel XVII secolo. In secondo luogo è possibile analizzare l’evoluzione di alcuni casi specifici, inerenti all’indottrinamento e regolamentazione del clero e la cura spirituale dei fedeli, tramite lo studio delle visite pastorali effettuate da Silingardi e dai suoi predecessori.
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