Riassunto analitico
I contesti di youth work sono spazi che offrono risposte ai bisogni, desideri e passioni dei giovani, luoghi in cui emergono le loro abilità potenziali e dove i ragazzi e le ragazze sono riconosciuti come forza sociale in grado di generare cambiamento. Gli Youth worker, gli operatori che lavorano in questi contesti, lavorano per aumentare le conoscenze dei giovani, per sostenerli nella ricerca di un lavoro o nella realizzazione di progetti innovativi, per coinvolgerli attivamente in progetti di volontariato e di utilità per la comunità. Se in alcuni degli Stati membri questa figura è riconosciuta ufficialmente dallo Stato ed esistono dei corsi di formazione universitaria creati ad hoc per formare gli youth worker, in altri, come in Italia la situazione è un po’ diversa. In Italia per l’appunto questa figura non è riconosciuta e al suo posto operano diverse figure che possono essere educatori socio-pedacogici (con laurea in scienze dell’educazione), animatori socio-culturali (con corso di formazione offerto a livello regionale), ma anche volontari (con o senza background formativo formale) e molti altri ancora. L’obiettivo di questo studio è quello di capire, dato ciò che è stato appena affermato, se nei contesti di youth work in Italia, ma soprattutto in Emilia-Romagna, le competenze degli operatori giovanili siano adeguate per poter operare in questi contesti. Nella ricerca viene così analizzata l’evoluzione dello youth work nell’Unione Europea in generale e in Italia e in Emilia-Romagna nello specifico, per individuare quali competenze e quali offerte formative hanno gli operatori che lavorano nei contesti giovanili e quindi per cercare di dare una risposta alla domanda: Quali sono le competenze che dovrebbe possedere oggi chi opera con le giovani generazioni? La ricerca ha visto la realizzazione di 5 studi di caso su progetti finanziati dalla regione Emilia-Romagna nel 2017, attraverso interviste semi-strutturate ai progettisti e coordinatori di queste pratiche e attraverso l’analisi della documentazione progettuale, per rilevare le competenze considerate più utili per contribuire in maniera funzionale alle attività in quei specifici contesti. Le risposte fornite mostrano che per poter lavorare con i giovani sia necessario possedere competenze relazionali (con capacità di ascolto, comunicazione e persuasione), gestionali, sistemiche (per supportare e guidare ogni giovane nel “sistema” in cui vive e contemporaneamente gestire le aspettative e le richieste che la comunità ha nei loro confronti), competenze comunicative in lingua madre e in inglese, competenze di leadership e gestione dei gruppi, trasversali, tecniche specifiche (capacità progettuali, documentative, valutative, come anche essere in grado di catturare e rielaborare immagini digitali e video), pedagogiche, digitali, organizzative (per conseguire gli obiettivi, gestire tempo, progetto e bisogni, pianificare e coordinare), progettuali, di efficacia personale (autocontrollo, flessibilità), tecnologiche e inoltre capacità per costruire e sostenere reti di relazioni, riconoscere i bisogni e coinvolgere e motivare i partecipanti. Emerge dallo studio quanto le proposte di youth work offerte ai giovani nei contesti analizzati siano al passo con i tempi e i bisogni sociali, ma che nonostante l’esistenza di professionalità prodotte da tre sistemi formativi diversi (il Sistema Scolastico Nazionale, il Sistema Universitario e la formazione professionale regionale) sia necessaria una diversa formazione degli operatori. Ricerche future potrebbero essere volte ad identificare i bisogni di formazione degli operatori giovanili su tutto il territorio regionale, in modo da avviare una discussione con le Istituzioni di competenza, volte a definire i programmi futuri di aggiornamento delle professioni e della formazione degli operatori, affinché queste possano essere in linea con l’evoluzione dei bisogni della società.
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