Riassunto analitico
Parlare di welfare a livello aziendale non può prescindere dall'affrontare questo tema nella sua complessità, risalendo a quelle forme di welfare che inizialmente meno avevano a che fare con decisioni decentrate a livello locale nelle diverse realtà aziendali, ma riguardavano un interesse primario dello Stato ed erano gestite a livello centrale. I diversi canali attraverso cui è possibile ricevere prestazioni di welfare possono essere distinti tra: social welfare, cioè prestazioni assicurate dallo Stato, fiscal welfare, interventi effettuati dallo Stato attraverso il sistema fiscale e occupational welfare, termine che si riferisce a quelle prestazioni che le aziende erogavano ai propri lavoratori sulla base di uno scambio reciproco sancito dal contratto di lavoro.E' proprio su questa distinzione che si concentra la ricostruzione temporale dell'evoluzione del welfare per cercare di comprendere come gli avvenimenti degli ultimi decenni abbiano avviato una profonda trasformazione che ha coinvolto il nostro Paese e che ha evidenziato elementi positivi e negativi, considerazioni e prospettive che sono ancora oggetto di numerose valutazioni e analisi. Verranno presi in esame anche i concetti di welfare contrattuale e welfare aziendale; in questo ambito, l'obiettivo è quello di indagare tra le iniziative di welfare aziendale per capire come esse siano decise ed implementate. La questione circa l'unilateralità o meno di queste misure è centrale: sono le imprese nella persona del datore di lavoro a decidere come e cosa fare o vi è una negoziazione tra impresa e sindacato? Il trade off tra unilateralità e bilateralità delle iniziative di welfare è quanto mai attuale. E' vero che gli articoli 51-comma 2, lettera f e 100 del Tuir affrontano la questione del favore fiscale per gli interventi posti in essere volontariamente dall'azienda senza accordo sindacale, ma la partecipazione attiva del sindacato nella definizione dei piani di welfare si sta ampiamente diffondendo come dimostrato dalla crescente contrattazione collettiva in materia a livello soprattutto territoriale e aziendale. Il coinvolgimento delle associazioni sindacali non è un aspetto secondario nella definizione di un piano di welfare aziendale, poichè dal confronto tra le parti possono derivare conseguenze positive, come il miglioramento delle relazioni con il sindacato stesso e del clima organizzativo. Parlare di welfare significa darne una lettura che non può essere univoca, affrontare un discorso che parte da più fronti, ricco di elementi positivi, ma non esente da forti criticità. (..) La trattazione dell'argomento muove da una panoramica iniziale sui rapporti tra Stato,imprese e sindacato alla luce del welfare tradizionale, per poi focalizzare l'attenzione specificatamente sul welfare aziendale e le sue manifestazioni. Vengono affrontati i bisogni e le ragioni alla base del ricorso a programmi di welfare aziendale e quanto queste iniziative affondino le loro radici nella concezione dell'individuo come risorsa centrale e fondamentale dell'organizzazione. L'attenzione alle esigenze e al benessere del lavoratore diventa per l'impresa un punto di partenza per la promozione e l'individuazione di una serie di misure e attività volte al raggiungimento di alcuni obiettivi quali ad esempio la conciliazione vita-lavoro o la soddisfazione dei bisogni di assistenza. Segue un'analisi delle varie fasi di implementazione di un programma di welfare per poi individuare alcuni esempi di buone pratiche e casi di successo sperimentati nel territorio nazionale. L'ultimo capitolo, infine, si propone di dare una visione concreta di un caso aziendale, trattando le misure di welfare aziendale implementate da Ikea per i suoi collaboratori. L'obiettivo di questo elaborato è dare una visione il più possibile a 360 del concetto di welfare aziendale, mostrandone in chiave critica elementi positivi e negativi e sottolineando eventuali prospettive di sviluppo.
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