Riassunto analitico
Questa ricerca intende definire l’unità di analisi spaziale più appropriata per lo studio degli effetti di un evento sismico. La delimitazione dei confini dell’unità di analisi è una tematica importante se si considera, ad esempio, che i territori del cratere del sisma in Emilia sono al centro di un sistema di relazioni economiche e sociali che travalicano i confini dei singoli comuni dichiarati disastrati. È di fondamentale importanza considerare le interconnessioni fra i comuni del cratere e gli altri territori al fine di delineare l’unità di analisi degli effetti del terremoto. La strategia a cui si ricorrerà sarà quella di descrivere e delimitare le potenziali criticità legate ad un fenomeno sismico e questo sarà possibile grazie all’impiego del concetto di Sistema Locale del Lavoro. Mediante l’utilizzo di quest’unità di analisi, introdotta dall’Istituto Nazionale di Statistica negli anni ottanta, è possibile valutare gli effetti del sisma non solamente in relazione ai territori del cratere, bensì a tutte quelle aree a cui esso è collegato da flussi di spostamenti giornalieri per motivi di lavoro. La lista dei comuni appartenenti al cratere di un sisma viene definita dalle fonti ufficiali tramite specifici criteri che identificano i beneficiari di fondi e risorse. L’effetto di un terremoto può essere analizzato oltre i confini dei comuni dichiarati disastrati, ma all’interno di un sistema composto da un fitto intreccio di relazioni lavorative e interpersonali. In Italia la Protezione Civile è incaricata di pubblicare periodicamente la mappa di rischiosità sismica, sulla base dei dati inviatele dalle Regioni. L’Italia è, così, divisa in quattro zone di pericolosità sismica a rischiosità decrescente: la zona uno è la più pericolosa, dove possono verificarsi fortissimi terremoti, nella zona due è possibile assistere a forti eventi sismici, mentre le zone tre e quattro sono le meno pericolose. Le zone uno e due, così come definite dal dalla Protezione Civile, comprendono al loro interno circa il 41% della popolazione e il 33% dell’occupazione; se consideriamo, invece, come unità di analisi i Sistemi Locali del Lavoro a cui appartengono i comuni delle zone uno e due, vediamo aumentare notevolmente le quote di popolazione e occupazione coinvolte, rispettivamente circa il 54% e il 50%. È dunque di fondamentale importanza considerare il sistema socio-economico a cui appartengono i comuni effettivamente esposti a rischio sismico anche all’interno degli studi di valutazione del rischio sismico su scala nazionale per dotarsi di effettive misure di prevenzione. In tale analisi sono state affrontate due questioni strettamente connesse: la definizione delle aree colpite da un evento sismico, i cui confini non sono necessariamente circoscrivibili ai limiti comunali dei crateri, e le variabili con cui è possibile effettuare la comparazione dei territori. Infine, grazie all’elaborazione dei dati resi disponibili dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dall’Istituto Nazionale di Statistica si considereranno gli eventi sismici individuati dall’Emergency Events Database (EM-DAT) dal 1968 al 2012. Organismo riconosciuto a livello internazionale, l’EM-DAT rende pubblico un database che comprende più di 18.000 eventi catastrofici a livello globale dall’inizio del ventesimo secolo ad oggi. Per ogni evento viene riportato il numero di vittime, di persone colpite e la stima dei danni a prezzi correnti. Il ricorso alla banca dati EM-DAT ha lo scopo di allineare la ricerca agli standard internazionali che identificano il terremoto dell’Emilia del 20 maggio 2012 come il secondo sisma più costoso in Italia, dopo quello del 1980 in Irpinia, con un danno stimato corrispondente a 15 miliardi di dollari.
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