Riassunto analitico
Quali sono le caratteristiche del disturbo dello spettro autistico? La narrazione può essere uno strumento valido per promuovere l’inclusione e l’apprendimento di bambini con tale disturbo? L’obiettivo della tesi è quello di rispondere a queste e tante altre domande legate all’autismo infantile, nonché quello di cercare un mezzo, come la narrazione, con il quale poter progettare setting inclusivi ed attività didattiche che possano aiutare i bambini con il disturbo dello spettro autistico. Il disturbo è definito “spettro” perché esistono infinite forme di autismo e diversi livelli di gravità: alcuni tratti sono generali e comuni, ma moltissime caratteristiche variano da persona a persona. Il primo capitolo presenta l’ASD nell’infanzia da un punto di vista scientifico. In particolare, si occupa dello studio dei sintomi e delle varie definizioni che si sono evolute nel tempo: da Kanner, primo psichiatra che si è interessato all’autismo infantile, al DSM-5, l’ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. In questo capitolo si sono ricercate anche le cause, l’ereditarietà e l’epidemiologia della patologia. Infine, sono stati indagati gli stili percettivi e cognitivi dei bambini con il disturbo, per sapere come supportarli con materiali ed azioni educative adeguate. Il secondo capitolo introduce la memoria e la narrazione autobiografiche: la prima costituisce un insieme di abilità che permettono di costruire l’autobiografia, mentre la seconda è la traduzione in linguaggio della memoria. Queste due abilità sono alla base del Reminiscing, ossia il contesto di ricordo condiviso, in cui i ricordi personali vengono modellati dagli adulti di riferimento del bambino. L’attività di ripetere e riformulare le parole dei piccoli promuove lo sviluppo del Subjective Self, l’attribuzione di significato alla realtà e la costruzione di una traccia narrativa. In questo capitolo vengono analizzati diversi contesti di Reminiscing nel caso di bambini con e senza ASD; viene approfondita la percezione di Sé da parte dei bambini con il disturbo dello spettro autistico e quali dimensioni del Sé potrebbero essere compromesse; infine, come ricordano e raccontano i bambini con il disturbo. Il terzo capitolo si occupa dello storytelling, ossia la capacità di raccontare storie e, in particolare, come narrano i bambini con ASD. Per analizzare questo aspetto è stato necessario prima ricercare come comprendono le storie e le componenti della story grammar e quali generi narrativi e tipologie di libri preferiscono. Inoltre, è stata data importanza all’analisi dei vantaggi e degli interventi che l’atto del narrare offre ai bambini con il disturbo dello spettro autistico. Lo storytelling, infatti, acquista valore come strumento per promuovere e sostenere la dimensione cognitiva, affettiva, sociale e comunicativa. L’ultimo paragrafo presenta le “storie sociali”: consistono in brevi testi scritti appositamente per i bambini con ASD, con lo scopo di aiutarli a comprendere determinate situazioni sociali e di conseguenza a capire come si devono comportare. Il quarto capitolo presenta il valore degli albi illustrati, testi in cui sia le immagini che le parole sono indispensabili per raccontare la storia, attraverso alcune analisi di albi che raffigurano personaggi con il disturbo. In aggiunta, quest’ultima parte distingue tra testi finzionali ed informativi: i primi stimolano l’immedesimazione e l’identificazione dei lettori nei personaggi con lo scopo di favorire un cambiamento; i secondi informano chi legge.
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