Riassunto analitico
ABSTRACT Studi recenti hanno messo in evidenza un’attività antiproliferativa di un composto derivato dal GYKI 52466, la molecola 2,3 benzodiazepin-4-one, nominata “G”, dalle già note proprietà AMPA antagoniste, su cellule tumorali. Il composto in fase di studio ha mostrato, in particolare, un effetto citotossico e antiproliferativo su due linee cellulari di epato carcinoma (HCC), le PLC PRF/5 e le HepG2 in modo dose e tempo dipendente. Inoltre, i test di proliferazione e di vitalità cellulare, per valutare l’effetto del composto anche su una linea cellulare di fibroblasti immortalizzati, le NIH/3T3, mancante del fenotipo neoplastico, hanno mostrato una ridotta capacità del composto d’interferire con la sopravvivenza cellulare dei fibroblasti. In particolare, i risultati ottenuti dopo saggio con MTS hanno evidenziato una GI50 alle 48 ore pari a 8,4 µM sulle PLC PRF/5, 28 µM sulle HepG2, 175 µM sulle NIH/3T3. Sulla linea cellulare che è risultata essere la più sensibile, le PLC PRF/5, è stata valutata l’attività citotossica della molecola mediante il saggio della LDH sia a 24 ore che a 48 ore di trattamento. I risultati ottenuti, hanno mostrato una percentuale crescente di citotossicità a concentrazioni elevate (100 e 200 µM) sia a 24 che 48 ore. Ulteriori indagini, relative alla valutazione dell’attività della molecola sulla modulazione del ciclo cellulare, hanno evidenziato un arresto nella fase G2/M in modo dose e tempo dipendente. Nello specifico tramite indagine biparametrica ottenuta dalla marcatura BrdU/PI in citofluorimetria è emerso come il blocco in fase G2/M del ciclo cellulare è già evidenziabile a 12 ore dal trattamento con il composto alla dosi di 10 e di 30 µM. Successivi esperimenti hanno mostrato come dopo 24 ore dall’arresto del ciclo cellulare si verificano i primi eventi di morte cellulare dovuti a meccanismi d’innesco dell’apoptosi. Inoltre, abbiamo comparato sulle PLC PRF/5, l’attività di farmaci d’elezione in clinica nella cura del carcinoma epatico come il 5-Fluorouracile ed il Sorafenib con la dose/risposta del composto in studio. I risultati hanno evidenziato che i composti di riferimento Sorafenib e 5-Fluorouracile a 48 ore hanno mostrato una potenza maggiore rispetto al composto G, con valori di GI50 pari a 4 µM e 500 nM rispettivamente. Nonostante queste differenze, possiamo affermare che il composto in fase di studio ha mostrato un ottimo profilo antitumorale soprattutto considerando la poca attività mostrata sulle linee di fibroblasti 3T3.
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