Riassunto analitico
Nel corso del Novecento il sistema monetario fu oggetto di indiscussi cambiamenti: il periodo fra i due conflitti mondiali era caratterizzato dal cosiddetto Gold Standard, un sistema monetario ancorato all’oro. In seguito alla Grande Crisi del ’29 si decise che era opportuno intervenire con un sistema di regole che controllasse la politica monetaria internazionale. Fu così che i rappresentanti di 44 nazioni si riunirono a Bretton Woods per firmare un Accordo che avrebbe governato i rapporti monetari fra gli Stati. Il sistema creato a Bretton Woods era basato su rapporti di cambi fissi tra le valute, tutte agganciate al dollaro, che a sua volta era ancorato all’oro. In seguito alla guerra del Vietnam, alla fine degli anni ’60, gli Stati Uniti si trovarono a fronteggiare un periodo di crisi e a partire dagli anni ’70 il presidente Nixon sospese il regime di convertibilità del dollaro in oro. L’evento portò all’immediato annullamento degli Accordi di Bretton Woods. In questa situazione, l’aumento della massa monetaria e la deregolamentazione finanziaria rafforzarono il ruolo della finanza a livello internazionale. Negli anni successivi, le politiche di liberalizzazione, in particolare del sistema finanziario, avviate in America e in Inghilterra furono recepite anche dal resto del mondo. Le politiche delle Banche Centrali favorirono il basso costo del denaro e fu incentivata una più facile erogazione del credito incoraggiando gli investimenti sui mercati finanziari. Tra gennaio 2001 e giugno 2003, la riduzione del tasso di riferimento in America passò dal 6 al 1%, e questo incoraggiò le famiglie americane ad acquistare nuove abitazioni. L’aumento delle insolvenze sui mutui subprime, iniziò a ridurre la domanda di case frenando il rialzo dei prezzi immobiliari. L’attuale crisi è caratterizzata da una serie di fattori quali: la crescita dei mutui subprime negli Stati Uniti, la carenza di liquidità nei mercati finanziari e la fine delle disponibilità di credito fra le banche; tutti questi eventi fanno pensare che si sia verificato un credit crunch. È in questo contesto che si collocano gli interventi da parte delle Banche Centrali e Organismi di vigilanza internazionali, tutti volti a rimediare al caos creato dalla fragilità patrimoniale e da problemi di liquidità di alcuni istituti. I numerosi provvedimenti appaiono coordinati fra loro e mirati alla stabilità del sistema finanziario. Dopo aver esaminato le dinamiche scatenanti della crisi economico-finanziaria e i relativi provvedimenti, il lavoro intende evidenziare i meccanismi di vigilanza a livello nazionale, prendendo come spunto per l’analisi quattro diverse realtà: gli Stati Uniti, l’Unione Europea, l’Inghilterra e il Giappone. Nonostante le differenze caratterizzanti il contesto sociale e giuridico di questi Paesi, appare evidente come tutti sembrano perseguire un unico fine: quello della stabilità del sistema finanziario, creando fiducia negli investimenti. In secondo luogo, lo studio si propone di spiegare l’interconnessione fra le autorità di vigilanza internazionali ponendo l’attenzione sulle modalità di cooperazione tra gli organi di vigilanza quali la Banca dei Regolamenti Internazionali, il Comitato di Basilea e il Financial Stability Board.
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