Riassunto analitico
L’antibiotico-resistenza costituisce un problema sanitario mondiale che coinvolge numerosi settori, quali medicina umana e veterinaria, allevamento, agricoltura ed ambiente. Gli animali vengono trattati con antibiotici a fini terapeutici, profilattici e come promotori della crescita (auxinici). Per il trattamento delle malattie infettive negli animali sono disponibili numerose classi di antibiotici, con varie forme farmaceutiche e diverse vie di somministrazione. Le categorie in commercio comprendono amminoglicosidi, chinoloni, beta-lattamici, macrolidi e tetracicline. Per quanto riguarda il loro impiego a scopi auxinici, l’utilizzo di alcuni di essi nelle produzioni animali è stato vietato nel 1999. I composti proibiti comprendevano antibiotici appartenenti alle stesse categorie farmaceutiche di quelle utilizzate nel trattamento di infezioni umane. L'Unione europea ha vietato l'utilizzo dei restanti antibiotici, a partire dal 1 gennaio 2006 (Reg.1831/2003/CE), mentre restano in uso negli Stati Uniti. L’ampia diffusione di queste sostanze ed il loro utilizzo, spesso improprio e non razionale nel contesto animale, oltre a quello umano, sia in terapia, che a fini non terapeutici, ha contribuito alla selezione di microrganismi resistenti. In particolare, negli ultimi decenni, un problema emergente è la diffusione negli animali da reddito di Enterobacteriaceae resistenti alle cefalosporine di terza generazione, come ceftiofur e ceftriaxone, correlato alla produzione di beta-lattamasi a spettro esteso (ESBL). Questo è causa non solo di insuccesso terapeutico nell’animale, ma costituisce anche un potenziale rischio per lo sviluppo di resistenze nell’uomo. La resistenza può essere trasferita all’uomo attraverso l’esposizione a residui antibiotici presenti negli alimenti di origine animale, per contatto con patogeni resistenti responsabili di zoonosi ed infine, per colonizzazione dell’intestino umano da parte di batteri commensali antibiotico-resistenti di provenienza animale o per trasferimento di geni di resistenza da parte di batteri commensali di origine animale a batteri commensali umani. A tale scopo sono stati analizzati 20 tamponi rettali di animali da reddito (10 bovini e 10 suini) per caratterizzare la produzione di beta-lattamasi da parte degli enterobatteri e la capacità di trasferimento orizzontale dei determinanti genetici per la resistenza. Si è proceduto all’identificazione degli isolati mediante test biochimici (API). La valutazione della produzione di ESBL ha richiesto un test di screening e un test di conferma (test di combinazione). Successivamente, attraverso l’isolamento del DNA genomico, reazioni di PCR e sequenziamento, è stato possibile identificare i ceppi batterici positivi per la presenza di geni blaESBL ed i tipi di ESBL presenti (TEM e CTX-M). La valutazione del profilo plasmidio dei ceppi di Enterobacteriaceae oggetto dello studio ha rivelato la presenza di plasmidi ad elevato peso molecolare (che portano i geni della resistenza al cefotaxime) il cui trasferimento orizzontale è stato verificato tramite esperimenti di coniugazione.
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