Riassunto analitico
In seguito alla recente crisi economica e finanziaria iniziata nell’estate del 2007 è aumentata l’attenzione di tutte le economie verso forme di tassazione che colpiscono la speculazione finanziaria, in particolare una tassazione volta a scoraggiare le operazioni di trading in modo da ripristinare l’efficienza del mercato e in grado di generare entrate che servirebbero a ripagare gli elevati costi dei bailouts che numerosi paesi hanno dovuto affrontare. Queste tasse sono spesso chiamate Tobin Tax ma i loro presupposti sono alquanto differenti dalla proposta originaria. Ciò che l’economista proponeva era una tassa che avrebbe scoraggiato l’eccessiva mobilità dei capitali internazionali in valuta, contenere quindi la speculazione sulle valute. Molti paesi hanno da qualche anno adottato forme specifiche di tassazione delle transazioni finanziarie, altri invece dopo averle adottate le hanno abrogate per paura di perdere competitività in un mercato ormai caratterizzato dalla libera circolazione dei movimenti di capitali. A livello europeo sono stati fatti grandi passi in termini di tassazione, in seguito alla proposta di cooperazione rafforzata da parte di 11 dei 27 paesi aderenti all’Unione Europea (Italia, Francia, Germania, Belgio, Austria, Slovenia, Portogallo, Slovacchia, Spagna, Estonia, Grecia) nel corso del 2014 entrerà in vigore una tassazione armonizzata che prevede stesse aliquote e stessi presupposti d’imposta per i paesi che hanno deciso di aderire alla cooperazione. Tra questi paesi Italia e Francia hanno già adottato al loro interno forme di tassazione finanziaria che dovranno essere adeguate quando la normativa europea entrerà in vigore. In Italia la tassa sulle transazioni finanziarie è entrata in vigore in marzo 2013 e fin dalla sua introduzione i mercati hanno registrato una riduzione degli scambi di circa il 15-20%. Nel corso del 2013, in Italia, la Tobin Tax ha prodotto un gettito pari solamente a 159 milioni di euro, contro il miliardo stimato. Il buco nel bilancio dello Stato è più di 800 milioni di euro, che dovranno essere reperiti in altri modi. La Tobin Tax italiana è stata più volte oggetto di critiche: l’imposizione sulle attività ad alta frequenza è facilmente evitabile e l’aliquota applicata alla negoziazione di azioni e altri strumenti finanziari simili è più alta di quella sostenuta in Europa dalla cooperazione rafforzata. Questo lavoro si propone di analizzare l’effetto dell’introduzione delle tasse nazionali sui volumi dei titoli azionari negoziati nelle due economie, Italia e Francia, facendo riferimento al mercato azionario italiano e francese. La maggior parte dell’evidenza empirica a riguardo conferma l’ipotesi che l’introduzione della tassa causa una contrazione dei volumi scambiati. L’analisi conferma che l’introduzione della tassa porta a una diminuzione dei volumi scambiati dei titoli, diminuzione tanto più significativa quanto più breve è l’orizzonte temporale di riferimento. La riduzione del volume delle negoziazioni di conseguenza porterà a una diminuzione delle entrate derivanti dalla tassazione, entrate che potrebbero essere abbastanza differenti da quelle preventivate prima dell’introduzione della tassa. I paesi dovrebbero quindi considerare con cautela le stime a riguardo delle future entrate e prevedere i possibili effetti negativi che si potrebbero verificare in seguito all'introduzione della tassa.
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