Riassunto analitico
L’inquinamento derivante dai materiali di natura elettronica è uno dei tanti mali del nostro tempo. Differentemente dalle altre tipologie di inquinamento, però, di quello derivante dai prodotti elettronici, e-waste, per usare una definizione globale e contemporanea, si parla poco, come fosse un problema di secondaria importanza. L’obiettivo di questo progetto vorrebbe essere proprio questo: indagare da vicino e in maniera approfondita una questione per molti sconosciuta, nonostante tutti ne siano, più o meno consapevolmente, i protagonisti.
Di cosa si tratta, più nello specifico? Si parla di RAEE riferendosi a Rifiuti e Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, cioè a quel “particolare tipo di rifiuti che coincidono con apparecchiature elettriche o elettroniche di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata o obsoleta e, dunque, destinata all’abbandono”. Ogni qualvolta un phon non si accende più o un telefono cellulare lascia spazio a uno di più recente generazione, si crea, inevitabilmente, un danno per l’ambiente. Questi apparecchi contengono sostanze nocive e non sono biodegradabili. Ciò significa, banalmente, che la natura da sola non può fare il suo corso, non può smaltirli, può solo inghiottirli facendosi –e facendoci- del male. Nemmeno le discariche o i termovalorizzatori possono aiutare in tal senso, perché anche in questo caso le conseguenze sono negative: un cellulare buttato in un bidone dei rifiuti e poi lasciato giacere in una discarica, significa inquinamento per il suolo, per l’acqua, per l’aria, per la salute. Oggetti elettrici ed elettronici andrebbero, invece, destinati al recupero differenziato, perché le materie prime in essi contenuti (rame, vetro, ferro, oro, piombo solo per citarne alcune), potrebbero e dovrebbero essere riciclati. La realtà delle cose, però, è ben diversa. Buona parte della spazzatura elettronica finisce dove non dovrebbe, incenerita, abbandonata, seppellita o, ancora, oggetto di business criminosi. Un fenomeno che si è fatto largo negli ultimi anni riguarda, infatti, l’esportazione illegale di questi prodotti: un lungo viaggio che parte dai Paesi del Primo mondo e che si conclude, come è facile intuire, in quelli in via di sviluppo, dove la povertà regna sovrana e le persone sono troppo spesso vittime inascoltate. La realtà delle cose, però, non è solo cruda. La legislazione internazionale (e italiana) ha mosso e sta muovendo importanti passi in materia di gestione e trattamento di queste apparecchiature. Per ovviare al problema della crescita costante dei rifiuti elettronici, governi e organizzazioni hanno cercato di inasprire la normativa, obbligando a trovare nuove soluzioni per allargare il riciclaggio e il riutilizzo dei prodotti e delle materie prime; le imprese si sono dotate di politiche e sistemi di responsabilità sociale e hanno cominciato ad abbracciare i criteri della sostenibilità. Le organizzazioni internazionali si sono mosse per sensibilizzare istituzioni e cittadini, hanno denunciato, hanno contribuito a placare circoli viziosi e corrotti di disinformazione, promuovendo la circolazione di idee e notizie.
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