Riassunto analitico
Negli ultimi decenni sono stati identificati diversi antigeni associati a leucemia e sono stati individuati linfociti T citotossici (CTL) specifici per questi antigeni, riscontrabili sia nel sangue periferico (PB) che nel sangue midollare (BM) di pazienti affetti da diverse forme di leucemia acuta, sia linfatica (LLA) che mieloide (LMA). Studiando questi linfociti T antileucemici, si è osservato che spesso la loro presenza è correlata ad un migliore controllo della malattia, suggerendo la possibilità di provare ad eradicare la malattia minima residua (MRD) mediante una terapia T-cellulare adottiva. Considerando in particolare le nostre promettenti esperienze pre-cliniche e cliniche nel contesto di pazienti LLA Philadelphia-positiva, abbiamo ipotizzato che un simile approccio di ricerca traslazionale potrebbe permettere di identificare nuove importanti opzioni per la gestione clinica dei pazienti affetti da LMA con mutazione della nucleofosmina (NPMc), con obiettivo finale sia di identificare un nuovo sistema di monitoraggio immunologico delle risposte antileucemiche sia di sviluppare efficaci protocolli di espansione e reinfusione di CTL anti-leucemici autologhi. Lo scopo di questa tesi è stato quello di identificare e caratterizzare le risposte T-linfocitarie NPMc-specifiche in una serie di 17 pazienti con LMA NPMc+ seguiti presso il nostro Centro, applicando metodiche immunologiche antigene-specifiche (Elispot e CSA-flow cytometry), utilizzando come stimolazione leucemia-specifica un innovativo pool di peptidi, sia corti (9-mers) che lunghi (18-mers), derivati dal completo spanning della regione mutata di NPM. Mediante screening con IFNg-Elispot, abbiamo individuato la presenza di CTL NPMc-specifici in tutti i pazienti analizzati (almeno 1 time-point/paziente; totale campioni analizzati: 72, di cui 26 PB e 46 BM), dimostrando per la prima volta la presenza di alti livelli di risposta immunitaria NPMc-specifica anche nel BM (SFCs x 10^6 cells, media: 266 in PB e 254 in BM; range: 22- 736 in PB, 8-860 in BM). Inoltre, per la prima volta, abbiamo identificato l’esistenza di linfociti T in grado di secernere IL-17 in risposta alla stimolazione NPMc-specifica. Per alcuni pazienti, è stato anche possibile allestire una Real Time-PCR NPMc-specifica per valutare la quantità di MRD, permettendoci così di verificare la correlazione tra l’andamento della malattia molecolare e il trend delle risposte immuni anti-NPMc. In 5 pazienti, abbiamo potuto studiare il fenotipo ed il profilo di memoria immunologica di tali linfociti T specifici, sia nel PB che nel BM, mediante saggio citofluorimetrico di Cytokine Secretion Assay (CSA) per IFNg, IL-17, TNFa e IL-2, dimostrando la presenza sia di CD8+ che CD4+, con una prevalenza di effector memory (EM) rispetto a central memory (CM). In conclusione, tale studio dimostra che il nostro approccio immunologico ex-vivo permette di rivelare l’emergenza spontanea di linfociti T NPMc-specifici, che sono risultati essere sia CD4+ che CD8+, in grado di secernere diverse citochine pro-infiammatorie, e circolanti ad alti livelli sia in PB che BM di pazienti con LMA NPMc+ in remissione. In prospettiva, i nostri dati suggeriscono che tali cellule antileucemiche possano essere coinvolte nel controllo immunologico della malattia, ed offrono un razionale per sviluppare protocolli di espansione ex-vivo di CTL NPMc-specifici, da utilizzare come terapia T-cellulare adiuvante in pazienti MRD+ a rischio di recidiva ematologica.
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