Riassunto analitico
L’ipertensione arteriosa è responsabile di un elevato carico di morbilità e mortalità cardiovascolare nel mondo. Sebbene siano disponibili numerose strategie farmacologiche, la cura di questa patologia rimane ancora oggi largamente insoddisfacente. Il mancato controllo dei valori pressori in pazienti con ipertensione arteriosa ha un notevole impatto sul rischio cardiovascolare globale, poiché aumenta in modo considerevole il rischio di sviluppare complicanze macrovascolari e microvascolari. L’ipertensione arteriosa viene arbitrariamente definita “resistente” quando non sono raggiunti gli obiettivi pressori raccomandati di pressione arteriosa <140/90 mmHg, in presenza di una strategia terapeutica che includa modificazioni dello stile di vita e l’assunzione di almeno tre classi di farmaci antipertensivi, tra cui un diuretico. La prevalenza di ipertensione resistente vera nella popolazione di ipertesi è inferiore al 10%. Recentemente si sono resi disponibili due nuovi sistemi non farmacologici per il trattamento dei pazienti con ipertensione arteriosa resistente. Entrambe le tecniche, pur utilizzando due approcci differenti, sfruttano la riduzione del tono ortosimpatico centrale, che è soggetto ad una iperattività funzionale tipica della patologia, per ottenere una riduzione dei valori pressori. La prima procedura è denominata denervazione simpatica a livello delle arterie renali, che si esegue per via percutanea mediante accesso attraverso l’arteria femorale. Essa consiste nell’ablazione delle afferenze ed efferenze renali del sistema nervoso simpatico, attraverso l’energia emessa con radiofrequenze da un elettrodo localizzato sulla punta di un catetere e conseguente isolamento delle strutture parenchimali e iuxtaglomerulari renali dall’anomala stimolazione da parte delle fibre adrenergiche. Esistono diversi dispositivi approvati per l’uso in questa procedura che hanno ottenuto il marchio CE (Comunità Europea), e quello che ha interessato i più famosi studi clinici condotti sulla valutazione della denervazione renale è stato il SymplicityTMsystem. Il secondo approccio terapeutico agisce andando a stimolare il riflesso barocettivo carotideo, che nel paziente iperteso è caratterizzato da anomalie funzionali dovute ad un innalzamento della soglia di stimolazione barocettiva rispetto al set-point basale. Questo comporta una riduzione dei potenziali d’azione in arrivo a livello centrale nel nucleo del tratto solitario, associati ad una errata riduzione della pressione arteriosa che determina una stimolazione del sistema simpatico e quindi ad un peggioramento dell’ipertensione. Il dispositivo medico di prima generazione impiegato nella stimolazione del baroriflesso carotideo è denominato Rheos®, e si basa sull’applicazione a valle del barocettore, in particolare nella “spike zone” della terminazione nervosa barocettiva, di uno stimolo elettrico ad una frequenza tale da innescare potenziali d’azione nella fibra stessa. Questi segnali poi si propagano verso i centri nervosi e inducono un’ inibizione dell’ “overdrive” simpatico. Con questa tecnica si bypassa il fenomeno dell’adattamento sensoriale tipico della stimolazione (meccanica) diretta dei barocettori, consentendo così un’azione antipertensiva cronica. Il dispositivo Rheos® è stato recentemente sostituito con il modello di seconda generazione, Barostim neo™ che pur mantenendo lo stesso meccanismo d’azione offre il vantaggio di una tecnologia più semplice da impiantare nel paziente ma in egual modo efficace.
|