Riassunto analitico
La tassazione dei redditi familiari continua ad essere un argomento al centro dei dibattiti politici ed economici in Italia e numerosi sono i disegni di legge presentati alla camera e al senato nel corso degli anni costituenti proposte di riforma della tassazione attente alla composizione della famiglia, facendo spesso anche esplicito riferimento al sistema del quoziente familiare che vige in Francia. In ogni paese, infatti, il nucleo familiare è destinatario di misure fiscali e/o di welfare volte a più obiettivi: ridurre i rischi di povertà; assicurare l’equità orizzontale tra nuclei con diversi componenti e/o percettori; garantire l’efficienza del sistema tributario nel sostenere lo sviluppo economico (incentivo al lavoro, quello femminile in particolare); sostenere il mantenimento e l’accrescimento del patrimonio umano costituito dalle nuove generazioni, in particolare tramite le spese per istruzione, formazione, salute e cura della casa; perfino obiettivi di carattere demografico. Vi sono poi ragioni di equità a suggerire l’opportunità di sostenere i nuclei con figli: il maggior livello di bisogni rispetto alle famiglie senza prole rivela la necessità, al fine di mantenere invariato il livello di benessere economico pro capite, di un reddito disponibile familiare più elevato. A parità di reddito familiare, dunque, le famiglie con figli hanno una minore “capacità contributiva”: in base al principio dell’equità orizzontale, secondo cui soggetti uguali devono essere trattati allo stesso modo, ad una minore capacità contributiva del nucleo familiare, considerato implicitamente come soggetto d’imposta, dovrebbe corrispondere un livello di tassazione meno elevato. La scelta dell’unità impositiva del sistema di tassazione sul reddito influisce poi su diversi comportamenti economici e sociali di individui e famiglie, in particolare: - Da un punto di vista normativo, il sistema di tassazione dovrebbe essere neutrale rispetto alle forme di convivenza e alla formazione di vincoli familiari. - Un fenomeno che tutti i sistemi fiscali dovrebbero tentare di minimizzare è l’elusione. - La progressività dell’imposta (e, quindi, l’equità verticale), dipende dalla struttura delle aliquote (nel caso della tassazione individuale e del cumulo dei redditi) o può essere più vantaggiosa al crescere del reddito (nel caso della tassazione per parti). - L’opportunità di tenere conto della numerosità del nucleo familiare e del numero di percettori all’interno del nucleo sono due questioni abbastanza controverse: in particolare, a parità di reddito familiare il benessere individuale cambia al variare del numero dei membri del nucleo e, a parità di reddito individuale, il benessere del singolo dipende dalla numerosità e dalle risorse della famiglia a cui appartiene, ma la questione è se tali differenze nel benessere individuale e/o familiare vadano considerate come indicatori di differenti capacità contributive. Nel caso in cui la risposta sia affermativa, si rende necessario quantificare tali differenze e tenerne conto nel calcolare l’imposta dovuta. In questo senso, in prima approssimazione, si può affermare che il quoziente familiare, incorporando una vera e propria scala di equivalenza nella modalità di calcolo dell’imposta, è il sistema che maggiormente tiene conto dei bisogni crescenti al crescere del nucleo e che attribuisce il maggior vantaggio alle famiglie numerose. Negli altri casi si tiene conto degli oneri derivanti dai carichi familiari con detrazioni dall’imposta e/o deduzioni dall’imponibile, che sono crescenti all’aumentare della numerosità del nucleo.
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