Riassunto analitico
La seguente tesi si pone l’obiettivo di esplorare ed indagare la rappresentazione mediatica della disabilità, tracciando un percorso che attraversa le epoche storiche, dall’antichità fino all’età contemporanea, con l’intento di analizzare come la percezione della disabilità sia stata modellata, distorta o, in alcuni casi, valorizzata a seconda dei contesti culturali e sociali. Attraverso un'analisi critica, la ricerca si interroga sul ruolo che i media hanno avuto nel consolidare narrazioni abiliste o, al contrario, nell’offrire possibilità di autodeterminazione e riscatto per le persone con disabilità, sottolineando come il potere delle immagini e delle parole possa influenzare profondamente l’immaginario collettivo. La tesi è articolata in quattro capitoli: nel primo capitolo viene esplorata la definizione stessa di disabilità, passando attraverso i principali modelli teorici (es. quello medico, sociale e biopsicosociale) per comprendere come il concetto di disabilità sia stato storicamente interpretato e come tali modelli abbiano influenzato le rappresentazioni artistiche e mediatiche. Successivamente, si indaga la presenza della disabilità nell'iconografia e nel teatro, due spazi di narrazione che hanno offerto, seppur in forme spesso caricaturali, le prime raffigurazioni del corpo non conforme. Con la nascita dei media moderni - principalmente ridotti a radio, cinema e televisione - e trattati nel terzo capitolo, le persone con disabilità ottengono nuove opportunità di visibilità, ma questa esposizione si rivela ambivalente: se da un lato consente di raccontare storie altrimenti invisibili, dall’altro rischia di rafforzare archetipi limitanti. In questo contesto, l'influenza dei movimenti per i diritti delle persone con disabilità e lo sviluppo dei disability studies si rivelano fondamentali per decostruire tali narrazioni. La lotta per l’autenticità contrastando stereotipi e abilismo (tematiche trattate nel quarto e ultimo capitolo), passa anche attraverso piattaforme digitali, strategie di accessibilità e archivi come il Crip Cinema Archive, che raccolgono film con attori disabili e promuovono una cultura cinematografica più inclusiva, offrendo al pubblico la possibilità di informarsi e acculturarsi su queste tematiche con più facilità rispetto al passato. Questa crescente consapevolezza ha permesso di avviare un lento, ma costante, processo di cambiamento in cui la rappresentazione della disabilità nei media non è più solo un riflesso distorto della realtà, ma può diventare uno spazio di autodeterminazione e inclusione, ma affinché la rappresentazione sia davvero completa è essenziale che le persone con disabilità siano coinvolte non solo come soggetti narrati, ma come protagonisti attivi dei processi creativi: attori, registi, sceneggiatori, produttori, solo così sarà infatti possibile costruire narrazioni più sfaccettate e complesse, restituendo la profondità e la realtà delle esperienze di disabilità, senza appiattirle in stereotipi o facili schematizzazioni.
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