Riassunto analitico
Negli ultimi decenni, a partire dagli anni Settanta, si è osservata una crescente consapevolezza sociale riguardo alla necessità di preservare e difendere l’ambiente. Questa consapevolezza ha stimolato la richiesta di un cambiamento di paradigma, al quale inizialmente hanno risposto i governi e successivamente le aziende. Da qui ha preso forma il concetto di sviluppo sostenibile, che mira a garantire la soddisfazione delle esigenze attuali senza compromettere le possibilità delle generazioni future. Questo nuovo approccio ha portato alla nascita di un modello di gestione incentrato sulla sostenibilità, che spinge le imprese a diventare più competitive, innovative e responsabili nei confronti dell’ambiente. La sostenibilità non è più considerata solo come un modo per ottimizzare i processi aziendali e ridurre gli sprechi, ma anche come un potente strumento di marketing in grado di migliorare la “brand reputation”. In tale contesto, le certificazioni ambientali hanno acquisito un ruolo di rilievo, fornendo informazioni sulla performance ambientale dei prodotti e sensibilizzando i consumatori nelle loro scelte, dall’acquisto di un bene fino all’adozione di nuovi stili di vita. Il presente lavoro si apre con un’analisi introduttiva del concetto di sviluppo sostenibile, evidenziando i suoi principi chiave. Nel primo capitolo, si approfondisce il tema delle dichiarazioni ambientali di prodotto di tipo III, con particolare riferimento alla Environmental Product Declaration (EPD), certificazione basata sulla normativa ISO 14025 e utilizzata per comunicare le performance ambientali di prodotti e servizi. In particolare, viene evidenziato il problema della comparabilità delle EPD, condotte su sistemi analoghi, ma ottenute da aziende diverse, a causa delle mancanza di informazioni uniformi, della diversità degli strumenti di calcolo per l’impatto ambientale e della varietà di parametri da considerare. Per superare queste difficoltà, la Commissione Europea ha introdotto nel 2012, la Product Environmental Footprint (PEF), al fine di armonizzare le metodologie di calcolo e comunicazione delle informazioni ambientali in Europa. L’analisi è stata estesa ad un confronto tra differenze e similitudini di questi strumenti metodologici. Nel secondo capitolo, è stato esaminato il settore ceramico italiano attraverso un’analisi delle EPD settoriali, focalizzandosi su sei aziende del distretto di Sassuolo selezionate in base ad un fatturato superiore agli ottanta milioni di euro e tra queste quelle che, all’interno del loro sito web, rendessero disponibile la dichiarazione ambientale di prodotto. Successivamente, le EPD selezionate sono state confrontate andando a suffragare la tesi secondo cui, EPD di aziende diverse, seppure sviluppate in ottemperanza del medesimo regolamento di analogo Program Operator, difficilmente risultano comparabili. Nel terzo ed ultimo capitolo vengono analizzate le criticità che si devono affrontare a livello metodologico nel passare da una certificazione EPD di organizzazione a una di prodotto. In particolare, sono state esaminate le dichiarazioni ambientali di prodotto realizzate su entrambi i livelli da Gresmalt S.p. A., una delle aziende più importanti del settore ceramico italiano.
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