Riassunto analitico
L’obiettivo di questo lavoro è focalizzare l’attenzione sullo strumento finanziario dei mini-bond, cioè obbligazioni o titoli di debito emessi da società non quotate. L’elaborato è strutturato in diverse sezioni. La prima parte si sofferma sull’esistenza della struttura di capitale ottimale, cioè di un modello teorico che porti alla formulazione del perfetto mix di risorse da utilizzare per finanziarie i propri investimenti, a tal proposito verranno analizzati tre diversi articoli di letteratura economica. Più in dettaglio, dopo una prima parte in cui si cerca di dare una definizione univoca di struttura di capitale, si passa all’analisi del primo articolo del 1958 ad opera dei due premi nobel Modigliani-Miller; si tratta dell’articolo fondatore della moderna teoria della struttura del capitale, il saggio da cui tutti i successivi economisti hanno preso spunto nel formulare teorie sulle modalità di finanziamento ottimali. Il secondo studio è quello di Harris e Raviv (1991) , il cui intento era quello di proporre una sorta di riassunto sui diversi modelli teorici presentati fino a quel momento con relative prove empiriche su campo, lo scopo principale era quello di dare una visione più chiara della realtà. Infine, nel lavoro di Frank e Goyal (2009) , lo scopo principale era di fornire i fattori chiave e i loro effetti sulla presenza e il volume del Leverage aziendale. Dopo aver spiegato le varie teorie, formatesi nel corso del tempo, su cui le imprese si potrebbero appoggiare per la scelta del proprio mix di finanziamenti, nella seconda sezione si procede a trattare il tema della struttura finanziaria delle imprese. Nella prima parte, si mostra la situazione finanziaria (ostacoli al finanziamento, tipologia di forme di finanziamento predilette dalle imprese, profitti, turnover) a livello europeo, soffermandosi in particolare sui dati italiani, il tutto attraverso i dati forniti dalla Banca Centrale Europea; nella seconda parte, si propone un’analisi effettiva sul rapporto tra le imprese italiane e lo strumento finanziario dei Corporate Bond , attraverso un campione di 2.572 imprese non finanziarie di piccola e media dimensione si arriverà a mostrare il reale utilizzo di questo strumento per le PMI italiane. La scelta di analizzare solamente i bond emessi da PMI deriva dal fatto che il pacchetto normativo dei mini-bond è stato prodotto proprio dallo sforzo del legislatore per avvicinare il mondo delle piccole e medie imprese a quello del mercato dei capitali. Nella sezione tre, viene descritto in dettaglio il mini-bond, con relative procedure di emissione e documenti necessari, si evince che il termine “mini-bond” non si riferisce ad una nuova tipologia di strumento ma identifica le obbligazioni emessi da quelle società non quotate in altri mercati, a cui viene data la possibilità di emettere questi titoli con gli stessi vantaggi di un emittente quotato. Per poter capire se la normativa proposta dal legislatore ha avuto i suoi effetti ed ha avvicinato le imprese PMI a nuove forme di finanziamento oltre a quelle proposte dagli enti creditizi, si procede nella sezione quattro ad un’analisi dettagliata delle emissioni di obbligazioni che sono state quotate presso il segmento di mercato ExtraMot-Pro (mercato per soli investitori professionali ed indirizzato alla quotazione dei mini-bond), considerando l’orizzonte temporale tra il 2013 ed il 2018 compreso.
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