Riassunto analitico
Il momento del gioco è sia un momento di inclusione, dove i bambini con difficoltà si relazionano con i compagni, ma anche con gli adulti, sia un momento di apprendimento, di promozione dello sviluppo cognitivo e affettivo, in cui si stimola l’attenzione, la memoria e la concentrazione. Il gioco, inoltre, sviluppa il senso di autoefficacia e autostima, utile a sviluppare un sentimento di fiducia nei confronti delle proprie potenzialità, sia dal punto di visita pratico che da quello emotivo. La natura del gioco è quella di essere educante: è attraverso l’attività ludica che il soggetto viene a conoscenza del mondo, sperimenta il valore delle regole, a stare insieme gli altri, a gestire quelle che sono le proprie emozioni e a scoprire nuovi percorsi di autonomia. Il gioco è, quindi, un mezzo decisivo per il bambino e per quello che è il suo sviluppo, soprattutto a livello emotivo, cognitivo e relazionale. Quanto è stato detto risulta veritiero anche per i bambini con disturbi del neurosviluppo: il gioco può essere un ottimo strumento di osservazione o, anche, un modo per entrare a contatto con questi bambini, benché i loro mezzi comunicativi o espressivi siano limitati. L’attività ludica può essere anche uno strumento terapeutico attraverso il quale questi bambini possono acquisire, per quanto sia possibile, capacità di cui sono deficitari. Pertanto, il gioco è visto anche come una risorsa terapeutica per i soggetti con disturbi del neurosviluppo che non sanno, o hanno difficoltà, a giocare o interagire con gli altri. L’obiettivo di questo studio è, quindi, quello di indagare l’importanza e gli effetti positivi che il gioco ha nei bambini in età della scuola dell’infanzia, e le sue differenti modalità di svolgimento e come i bambini si approcciano con esso, soprattutto per quanto riguarda i bambini con disabilità. Per questi bambini svolge un ruolo fondamentale l’inclusione e il rapporto con i pari.
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