Riassunto analitico
In accordo con la Classificazione Internazionale dei Disturbi del Sonno (ICD-3), l’insonnia viene definita come percezione soggettiva di difficoltà ad addormentarsi, di conservare il sonno, di ottenere un sonno di qualità. Le ricerche che si sono susseguite hanno dimostrato quanto incida il “dormire bene” nella sfera relazionale, professionale e socio-economica delle persone. L’insonnia è classificata in primaria, a breve termine quando la durata del disturbo è inferiore a tre mesi e se ne conoscono i fattori scatenanti, cronica quando si ripete per almeno tre volte alla settimana e permane per un tempo superiore a tre mesi. Il momento del riposo è condizionato da due processi: omeostatico (S) e circadiano (C). Quando è presente insonnia, S cerca di ripristinare l’equilibrio sonno-veglia colmando il debito di sonno. C è scandito da impulsi esterni come gli intervalli di luce e buio. Oltre ai meccanismi omeostatico e circadiano, vi sono molecole endogene che influenzano il ciclo sonno-veglia, distinte in eccitatorie (catecolammine, orexina, istamina) ed inibitorie (GABA, 5-HT, adenosina, melatonina, PGD2). Altre due categorie di sostanze sono implicate nell’eziologia dell’insonnia come le citochine pro-infiammatorie IL-6 e TNF e le mitochine responsabili dello stress mitocondriale. Quando ci si riferisce ai disturbi del sonno, una delle prime sostanze a cui si fa riferimento è la melatonina. Questo ormone, secreto dalla ghiandola pineale, agisce nell’ipotalamo dove trova i suoi recettori, MT1 e MT2. Grazie alla struttura cristallografica ligando-recettore è stato possibile progettare farmaci selettivi. Tra questi spicca il Ramelteon, un agonista approvato per il trattamento dell’insonnia in presenza di diabete. Un altro aspetto dell’insonnia, infatti, è che è spesso associata ad altre patologie tanto che di frequente risulta difficile indicare quale sia quella che causa l’altra. Accade, ad esempio, nell’abuso di alcol dove il trattamento farmacologico dell’insonnia evita le Benzodiazepine (BDZ) e considera, invece, alcuni antidepressivi come Mirtazapina, Tradozone ed Amitriptilina e tra gli anticonvulsivanti il Gabapentin. La terapia farmacologica dell’insonnia non è comunque ritenuta il primo approccio nell’abuso di alcol. Si preferisce, infatti, avviare un programma cognitivo-comportamentale che educhi il paziente al “contatto con il sonno”. Anche le pazienti con tumore al seno vivono l’insonnia come un problema comune. Oltre allo stress della chemioterapia, vi sono altri fattori come l’amenorrea, l’endocrinoterapia e quelli vasomotori legati all’insonnia. Anche quando l’insonnia interessa l’ambito oncologico è preferibile iniziare con terapie non farmacologiche. L’insonnia è associata anche a malattie neurodegenerative quali l’Alzheimer, il Parkinson e la demenza senile. Pure in questi casi è previsto dapprima un approccio non farmacologico ma cognitivo-comportamentale, con l’utilizzo della luce intensa anche durante la notte. Anche nella depressione e nelle condizioni post-traumatiche cerebrali è presente insonnia. Per quanto riguarda l’insonnia negli anziani vengono proposti gli antagonisti dell’orexina Suvorexant e Lemborexant, approvati dalla FDA nel 2014 e 2019 rispettivamente ed utilizzati negli USA. Il sistema dell’orexina è stato scoperto negli anni 1998-2000 e gli antagonisti, bloccando il recettore, ne inibiscono la segnalazione eccitatoria inducendo così il sonno. In conclusione, tra i farmaci di prima scelta troviamo ancora il Diazepam e gli agonisti del GABAA ed oltre ai cannabinoidi è disponibile l’Honokiolo, una piccola lignina estratta dalla Magnolia Officinalis che agisce sul sito delle BDZ. Infine, gli antagonisti/modulatori allosterici del recettore A2A dell’adenosina potrebbero rappresentare un’altra opportunità terapeutica.
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