Riassunto analitico
Il presente lavoro nasce dall’esigenza di approfondire il tema della fascistizzazione della scuola nell’arco temporale che va dalla Marcia su Roma del 1922 fino alla pubblicazione della Carta della Scuola nel 1939, con l’intenzione specifica di indagarne alcune meccanismi e comprendere se e in quale misura si possa parlare di scuola completamente fascistizzata. Ho ritenuto, e per motivi legati alla mia formazione e per un’opportunità di ricerca, di circoscrivere il campo di indagine al settore elementare del sistema scolastico. E’ qui che, come sostenuto da buona parte della storiografia contemporanea, i tentativi del Fascismo di trasformare la scuola pubblica in scuola di regime, laddove forgiare i futuri cittadini politicizzati e obbedienti, hanno ottenuto i risultati migliori. E’ indubbio constatare che, fin dai primi anni della presa del potere, il Fascismo abbia messo in campo un impegno e un’energia senza precedenti per fare della scuola uno strumento conforme alla propria idea di società, ossia un organismo che consentisse non solo di veicolare i contenuti della propria ideologia, ma anche di determinare una rottura netta nel ricambio generazionale, cioè di dar vita ad una sorta di esperimento sociale il cui risultato sarebbe stato l’uomo nuovo fascista. L’occupazione fascista della scuola elementare è palese se si osserva quella che G. Gabrielli e D. Montino definiscono “cultura materiale della scuola”. Si tratta cioè dei segni visibili con cui il regime si rappresentava e si celebrava, che vanno dalle numerose leggi approvate nel ventennio fino ai lavori scolastici degli studenti, dai libri di lettura e di testo fino alle grandi opere il cui scopo era esaltare la Rivoluzione fascista e rendere la figura del Duce onnipresente e onnipotente. Tuttavia, la presenza di queste numerose tracce, comunque indice indiscutibile dell’occupazione massiccia della scuola, non basta a spiegare se il Fascismo sia effettivamente riuscito a perseguire il suo obiettivo più ambizioso, servendosi dello strumento-scuola: dar forma all’homo novus, l’italiano patriota e imperialista, disposto a reprimere la propria individualità pur di obbedire alla guida carismatica, coraggioso e pronto alla guerra. Questo tipo di ricerca non mira ad offrire risposte definitive, né tanto meno a definire nella giusta misura il grado di penetrazione dell’ideologia fascista nell’educazione degli studenti elementari che frequentarono la scuola in quegli anni. Ciò che mi propongo di fare, piuttosto, è individuare una serie di elementi di fragilità di questo sistema educativo apparentemente perfetto, e verificarne il peso specifico in relazione alle politiche governative in materia.
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