Riassunto analitico
Oggetto del presente elaborato è l’analisi della modalità in inglese, in tedesco e in cinese. Partendo dalla sottotitolazione di ‘The Reader’, film del 2008 diretto da Stephen Daldry, ci si ripropone di identificare corrispondenze e differenze (shift) nelle strategie di espressione modale nelle tre lingue considerate. La fase preliminari del lavoro sono state dedicate all’allineamento del repertorio nelle tre lingue, pari a 655 segmenti costituiti ciascuno dal source inglese e dalle due lingue target. I token per l’interrogazione del repertorio (24 in inglese, 27 in tedesco e 13 in cinese) sono stati individuati utilizzando l’inventario modale elaborato in tipologia linguistica da van der Auwera e Plungian (1998). Le espressioni modali presenti nel testo sono state così isolate e classificate semanticamente per essere quindi oggetto di un’analisi comparativa, condotta prima con token in inglese e poi con quelli in tedesco e in cinese, per un totale di 124 occorrenze per ciascuna lingua (di cui 20, pari al 16%, presentano uno shift modale). I dati raccolti suggeriscono le seguenti riflessioni: (i) nel dominio della necessità è riscontrata una sostanziale convergenza fra i sistemi modali delle lingue considerate, basata su paradigmi equivalenti (quali have to-müssen-必须/需要/要 bìxū/xūyào/yào). (ii) In quello della possibilità invece il modale del source è spesso reso in cinese con costrutti sintattici, quali il complemento potenziale e i risultativi direzionali; nella modalità dinamica invece è frequente il ricorso a costrutti lessicali. Inoltre, (iii) il 30% degli shift modali è stato rilevato nell’ambito delle espressioni desiderative, confermando la ‘fluidità’ di questa categoria, collocata da van der Auwera e Plungian (1998) nella dimensione postmodale. Infine, l’aspetto di maggiore interesse è costituito (iv) dal ricorso alla strategia modale per marcare il passaggio da reale a irreale (mediante would, 会huì, 要yào e werden). In sostanza, le tre lingue considerate, non avendo un modo condizionale flessivo (morfologico), ricorrono ad ausiliari modali in combinazione con uno specifico modo verbale (inglese e tedesco) oppure a modali in combinazione con marche lessicale dell’irrealtà (cinese). Questo può considerarsi uno spunto di riflessione interessante per studi futuri, anche destinati alla didattica del cinese, grazie ai quali investigare il ruolo delle strategie modali per esprimere contenuti ipotetici e controfattuali.
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Abstract
Im Mittelpunkt der vorliegenden Arbeit steht die Modalität im Englischen, Deutschen und Chinesischen im Vergleich. Besondere Aufmerksamkeit wird dabei den Modalverben und Ausdrücken in dem von Stephen Daldry gedrehten Film „The Reader“ zuteil, die in ihrer funktional-semantischen Leistung analysiert werden. Ziel dieses Beitrags ist, die Ähnlichkeiten und Unterschiede, hier Shift benannt, in den Strategien des Modalitätsausdrückens in den drei Sprachen herauszufinden.
Als erster Schritt wurden die deutschen und chinesischen Untertitel den 655 englischen Segmenten des Ausgangstexts angeglichen. Die in Betracht gezogenen Tokens (24 Modalausdrücke auf Englisch, 27 auf Chinesisch und 13 auf Deutsch) wurden anhand des im Rahmen der typologischen Linguistik von van der Auwera und Plungian (1998) ausgearbeiteten Referenzmodells ermittelt. Die somit 124 erhobenen Modalausdrücke (unter denen 20, d.h. 16% der Tokens, einen Shift darstellen) wurden in die entsprechende Kategorie eingeordnet, um aus kontrastiver Sicht analysiert zu werden. Die gesammelten Daten ergeben dass, (i) im Bereich der Notwendigkeit eine grundlegende Übereinstimmung im Modalsystem der drei Sprachen zu finden ist, da sich dieses nämlich auf gleichbedeutende Modalparadigmen stützt (z. B. have to – müssen – 必须/需要/要 bìxū/xūyào/yào). (ii) Was die Möglichkeit betrifft, werden die englischen Modalverben im Chinesischen durch entsprechende syntaktische Konstruktionen, wie das Komplement der Möglichkeit und das Komplement der Richtung bzw. des Resultats zum Ausdruck gebracht. Dagegen wird bei der dynamischen Modalität oft zu lexikalischen Konstruktionen gegriffen. Darüber hinaus (ii) wurden 30% der Shift bei der volitiven Modalität erhoben: ein Nachweis der Unbeständigkeit dieser Art von Ausdrücken, die von van der Auwera und Plungian (1998) im Bereich der Postmodalität gesetzt werden.
Besonders bemerkenswert ist zuletzt die Verwendung von Modalverben, um den Übergang von Realis zu Irrealis zu markieren (durch would, 会huì, 要yào und werden). Die drei analysierten Sprachen, die keinen flexivischen Konditional zeigen, greifen zu diesem Zweck auf Modalverben, sowohl in Kombination mit einem bestimmten Modus (Englisch, Deutsch), als auch mit bestimmten lexikalischen Markierungen des Irrealis (Chinesisch) zurück. Diese Ergebnisse können als Ausgangspunkt für zukünftige Studien (auch in der Perspektive der Didaktik des Chinesischen) dienen, um die Rolle der Modalstrategien bei der Äußerung von hypothetischen und kontrafaktischen Inhalten zu untersuchen.
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