Riassunto analitico
Negli ultimi decenni sono state pubblicate molte opere in lingua inglese di autrici di origini iraniane. I primi scritti sono apparsi verso la fine degli anni ’80, con una crescita notevole dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Si tratta soprattutto di scritti autobiografici e memoir di autrici che in seguito alla Rivoluzione islamica del 1979 hanno abbandonato l’Iran, insieme alle loro famiglie, per cercare rifugio dal regime dittatoriale di Khomeini. La più famosa è senza dubbio Azar Nafisi: in Leggere Lolita a Teheran la scrittrice racconta la sua esperienza di docente universitaria durante il conflitto irano-iracheno, in una Teheran dove il governo islamico ha progressivamente bloccato i contatti con tutto ciò che viene considerato di gusto occidentale e Nafisi teme per la sua incolumità e per quella dei suoi cari. La diaspora iraniana è composta da tante voci femminili, come quella di Kamin Mohammadi, Dina Nayeri e Azadeh Moaveni; intellettuali cosmopolite, che scrivono le loro opere in inglese, ovvero nella lingua del Paese in cui si sono trasferite, guardando alle proprie radici con un misto di appartenenza e denuncia. Nei loro testi emerge chiaramente come si rapportano con la religione islamica e i vari divieti culturali, il sentimento di discriminazione provato nel nuovo Paese d’adozione e quello di alienazione provato al ritorno in Iran. Questa letteratura è anche in grado di fornire un quadro chiaro delle complessità e delle contraddizioni interne all’Iran, un’immagine diversa rispetto a quella divulgata dai media occidentali.
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Abstract
During the last few decades many Iranian women writers have published works written in English. The first works of this kind appeared in the late 1980’s awhile a significant increase in publications occurred after the 11th September 2001 events. These works mainly belong to the autobiographical and memoir genres and have been written by writers who left Iran together with their families to escape Khomeini’s regime after the Islamic Revolution in 1979. The most famous writer in this movement is undoubtedly Azar Nafisi. In her book Reading Lolita in Tehran: A Memoir in Books she narrates her personal experiences as a university lecturer during the Iran-Iraq war; the story is set in a Tehran at the time when the Islamic government was increasingly limiting all the contacts with Western culture and as a consequence, Nafisi feared about her family’s and her own safety.
Other emerging diasporic Iranian women writers discussed in this dissertation are Kamin Mohammadi, Dina Nayeri and Azadeh Moaveni: they are cosmopolitan intellectuals who write their books in English, the language of the new country they moved to, looking back on their origins and roots with mixed feelings of belonging and nostalgia, while also criticizing the political situation of the country.
It emerges in their writings how they relate with the Islamic religion and its several cultural constraints, as well as how they are discriminated in their adoptive country, without, on the other hand, feeling at home when they go back to Iran.
These works contribute to representing Iran’s complexities and contradictions, providing alternative views on the country compared to those offered by the Western media and press.
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