Riassunto analitico
Con l’avvento del consumismo di massa è emerso il problema della gestione del rifiuto su scala nazionale, prima, e comunitaria, poi. I primi decenni hanno visto il proliferare dello smaltimento del rifiuto in discarica, ma le nuove tecnologie hanno messo un freno a tale processo a causa della sua mancanza di sostenibilità sul lungo periodo che si accompagna ad alti costi per il controllo continuo dei siti anche dopo la loro copertura. Il cambio di mentalità diffusosi nell’ultimo decennio ha portato alla diffusione di forme di gestione orientate allo sviluppo sostenibile, come la raccolta differenziata del rifiuto e il successivo recupero di materia o energia. La conseguente apertura al mercato concorrenziale e l’avanzamento tecnologico hanno portato alla proliferazione di differenti tipologie impiantistiche, in evoluzione continua, che necessitano di un accurato intervento legislativo al fine di limitare il più possibile il loro impatto su salute e ambiente. Ogni frazione di rifiuto raccolto richiede, infatti, una gestione apposita, date le sue peculiari caratteristiche. In questo elaborato si analizza, attraverso il piano concettuale della Teoria del Disegno dei Meccanismi, la normativa che sta alla base della gestione della frazione umida del rifiuto urbano. In particolare s’indaga l’attività di un’azienda operativa nel settore che produce compost ed energia elettrica attraverso la frazione raccolta. Seppur dotata di autorizzazione e operante a norma di legge, la Società ha attirato su di se l’attenzione della comunità locale a causa di presunti odori nauseabondi provenienti dall’impianto, che interessano le aree limitrofe entrando nelle case e ostacolando il normale svolgersi della vita quotidiana. I cittadini insistono per la risoluzione del problema del quale però non è stata trovata la causa, malgrado le analisi scientifiche compiute con appositi dispositivi elettronici che hanno scagionato l’azienda dall’accusa di inquinamento. I dati scientifici non sono sufficienti a placare gli animi della popolazione esasperata che punta ancora il dito verso le realtà impattanti della zona, minacciando di avviare petizioni e procedure per la chiusura dell’impianto. Dall’analisi della vicenda, avviata attraverso l’indagine del rapporto tra libertà d’iniziativa economica privata e diritti dei cittadini in relazione all’articolo 41 della Costituzione italiana, si cerca di risalire ai nodi salienti adatti alla risoluzione del problema, che vanno ricercati in un’informazione trasparente e puntuale non solo verso l’autorità ma anche verso i cittadini, al fine di portare a una collaborazione completa tra le parti volta al raggiungimento del maggior grado di benessere e sviluppo sostenibile.
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