Riassunto analitico
Questa tesi intende proporre una sperimentazione col fine di indagare come la rete sociale possa essere uno strumento utile nell’affrontare sfide nella dimensione emotiva e psicologica. Si propone di potenziare quelle che sono le basi del supporto sociale, quindi la capacità di chiedere e offrire aiuto all’interno di un contesto di gruppo. Il contesto nello è quello dell’impatto della rete sociale nella situazione del lock down giustificato dalla pandemia di SARS-CoV-2 su un gruppo di bambini di età compresa tra gli otto e gli undici anni. Le basi teoriche su cui si fonda questa sperimentazione sono quelle della psicologia sociale e di comunità, disciplina che intende studiare la dimensione delle relazioni per comprenderne i meccanismi e gli effetti che questo esercita sulla vita quotidiana dell’individuo e sul benessere, o malessere, che direttamente o indirettamente ne consegue. Verrà quindi illustrato nel primo capitolo il meccanismo del benessere percepito e come su questi operi con grande forza la dimensione dell’identificazione sociale e del senso di comunità. Nel secondo capitolo verrà trattato l’argomento delle emozioni mentre nel terzo quello dello stress. Infine il quarto capitolo si concentrerà sulla presentazione dello studio e dei suoi risultati. Lo studio ha proposto ai bambini una suddivisione in gruppi di cinque o sei individui ciascuno col fine di rievocare tramite racconto orale e disegno diverse situazioni contraddistinte da cariche emotivamente positive o negative che i bambini hanno vissuto durante il lockdown, a questo seguiva un momento di rielaborazione collegiale. Tramite un esercizio di acquisizione di consapevolezza e di condivisione narrativa, la sperimentazione ipotizza che si possa arrivare a misurare un’incidenza minore del livello di stress percepito e a migliorare nell’individuo la capacità di attingere e fornire aiuto nel contesto della rete sociale all’interno della quale l’individuo vive tramite un comportamento strategico. I risultati si sono dimostrati deboli rispetto alle variabili di interesse principali; tuttavia, è emerso un effetto significativo per quanto riguarda le emozioni negative, l’autoefficacia generale e la resilienza. Le ipotesi rispetto ai limiti dimostrati dallo studio sono un effetto negativo dovuto al distanziamento temporale che intercorre tra i momenti di lockdown e l’implementazione dell’intervento, la forma del questionario che prevedeva l’utilizzo di una scala graduata di valori da 1 a 5, che ha messo in difficoltà gli alunni più piccoli e un approccio eccessivamente immaginativo e dialogico quando si poteva usufruire di modalità più destrutturate di gioco, di situazioni simulate e attività attoriali. La sperimentazione presenta aspetti che si sono rivelati benefici in quanto ha accompagnato invece i bambini a problematizzare le situazioni e le emozioni provate, raccontando le sensazioni, le preoccupazioni, le speranze e gli effetti delle loro azioni con le rispettive cause e conseguenze, sia di contesto che psicologiche ed emotive, come anche le azioni degli adulti e dei compagni con cui si sono interfacciati. Questo si è rivelato quindi un approccio problematizzante che investe i bambini di una responsabilità e consapevolezza di cui avevano bisogno per poter interagire con la realtà con una maggiore competenza nella lettura e quindi nell’intervento. La mia ipotesi migliorativa è quella di arricchire la sperimentazione di altri incontri incentrati su una dimensione più destrutturata e improntata sul gioco che dia valore alla relazione che ci si trova a costruire nella dimensione del gioco tra i partecipanti così da vivere situazioni stimolanti ed educanti, sia tramite dinamiche di rispecchiamento sia di decentramento.
|