Riassunto analitico
La tesi intende esplorare il Caso Moro attraverso le principali opere cinematografiche che si sono occupate della vicenda, interpellando la complessa relazione tra cinema e storia. A partire da una cornice teorica in cui si esamina il ruolo del cinema nel documentare e interpretare eventi storici, si sottolinea come i film abbiano avuto la capacità di influenzare la percezione del pubblico riguardo a specifici periodi o eventi storici. Si prendono quindi in esame i contributi del semiologo Roland Barthes e di studiosi quali Marc Ferro, Pierre Sorlin, Giuseppe Ortoleva e Giovanni De Luna, che si sono occupati del rapporto tra cinema e storia, considerando la settima arte come fonte. Il testo descrive poi la vicenda di Aldo Moro come rappresentata dalla storia e dai media: si ripercorrono quindi gli antefatti che portarono al sequestro e gli eventi salienti che caratterizzarono i 55 giorni di prigionia. L’analisi prosegue prendendo in esame le immagini e le narrazioni mediali con cui tali fatti sono stati rappresentati e diffusi, contribuendo alla costruzione della memoria collettiva di questo evento traumatico. La parte centrale dell’elaborato cerca di approfondire il ruolo del cinema nel rielaborare il lutto collettivo conseguente alla tragica morte di Moro, attraverso l’analisi di due film che, pur in modi molto differenti, hanno portato sul grande schermo la figura di Aldo Moro. Si tratta di Todo Modo (1976) di Elio Petri, uscito nel 1976, versione cinematografica dell’omonimo libro di Leonardo Sciascia e Il Caso Moro (1986) di Giuseppe Ferrara, prima pellicola presentata nel 1986 ad aver narrato le vicende del sequestro e dell’uccisione dello statista. Ogni film, dopo una breve sinossi iniziale e una cornice descrittiva più generale dell’opera, è analizzato secondo due principali tematiche d’interesse: la figura di Aldo Moro e la rappresentazione dei brigatisti. Tale modalità di analisi dei film è mantenuta anche per le pellicole prese in considerazione successivamente, entrambe del regista Marco Bellocchio che, a distanza di quindici anni e a condizioni storico-politiche completamente mutate, riapre e affronta il Caso Moro. In Buongiorno, notte (2003), il punto di vista è nuovo e forse inaspettato, quello di una brigatista, protagonista stessa del film: Chiara, alter ego di Anna Laura Braghetti, il cui libro ha ispirato il cineasta di Bobbio. La scelta dell’autore non è quella di realizzare un’opera storica, ma quella di interpretare i fatti in maniera personale per trasfigurarli all’interno di un’opera d’arte. La parte conclusiva prende in considerazione un’opera dello stesso regista, ovvero Esterno, notte (2022). Si tratta non più di un'opera cinematografica, ma di una serie tv, in linea con le più recenti modalità narrative diffuse attraverso le varie piattaforme; essa, distribuita in un primo momento anche nelle sale cinematografiche, poi in televisione e infine sulle piattaforme streaming, affronta le vicende del rapimento di Moro con un'opera corale che si avvale delle tecniche narrative della serialità contemporanea. L’elaborato presenta, in appendice, un commento ad un soggetto cinematografico non realizzato di Cesare Zavattini sul caso Moro, reperito presso la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, all’interno dell’Archivio Zavattini.
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