Riassunto analitico
Nell'alto Appennino modenese tra Pievepelago e Piandelagotti, lungo le valli del T. Scoltenna e del T. Dragone, affiora la porzione più sudorientale del Flysch di M. Caio, appartenente al gruppo dei Flysch ad Elmintoidi liguri e la cui area tipo si trova nell'Appennino parmense. Tale formazione in quest'area del Modenese rappresenta l'unica unità litostratigrafica appartenente alle Liguridi che, come noto, si sovrappongono tettonicamente ai terreni di pertinenza subligure e toscana a formare la catena lungo tutto il versante emilano dell'Appennino. Gli studi sul Flysch di M. Caio si sono concentrati soprattutto negli affioramenti più occidentali del Reggiano e del Parmense, dove esso affiora in maniera più continua (Cerrina Feroni et al., 2002 ; Vescovi et al., 2002 e cum. bibl.). Per l'area del Modenese un'analisi della cartografia geologica più recente disponibile (Plesi et al., 2002) aveva già (Lupoli, 2004; Fraulini 2014) messo in evidenza diverse problematiche relative alle strutture tettoniche nelle quali è coinvolto il Flysch di M. Caio e ai suoi rapporti con le unità di pertinenza subliguri e toscane. Per tale motivo è stato intrapreso questo nuovo rilevamento che ha soprattutto permesso di aumentare in modo significativo i dati disponibili sugli assetti della stratificazione ed indirettamente sulle strutture tettoniche che interessano il Flysch di M. Caio, documentando l'esistenza di diffuse strutture plicative di ordine minore, prima mai definite con precisione. Si tratta in generale di una ripetizione di pieghe anticlinali e sinclinali di ordine decametrico ed ettometrico a vergenza appenninica con fianchi dritti suborizzontali o livemente immergenti verso sud e fianchi rovesci decisamente più inclinati ancora verso i quadranti meridionali, così come i loro piani assiali, ma in modo molto più blando. Oltre alla definizione e descrizione di queste strutture plicative il lavoro di tesi ha permesso di ottenere un quadro generale più preciso dell'assetto strutturale del Flysch di M. Caio in tutta l'area esaminata. Essa può grossolanamente essere suddivisa in vari settori caratterizzati da alcune particolarità specifiche. In generale, rispetto agli studi precedenti (Bertolli e Nardi, 1966; Reutter, 1969; Plesi et al., 2002), è stato possibile documentare la presenza di strutture plicative rovesciate a scala da pluriettometrica a chilometrica e blande pieghe molto aperte con piani assiali subverticali e asse a direzione appenninica. I rapporti geometrici di totale indipendenza tra strutture plicative nelle quali è coinvolto il Flysch di M. Caio ed il contatto tettonico che lo sovrappone alle unità di pertinenza subligure e toscana (databile almeno al Miocene inferiore-medio) fanno verosimilmente ritenere che esse possano essere attribuite alla fase ligure o mesoalpina dell'Eocene medio. Una significativa novità rispetto alla cartografia recente (Plesi et al., 2002) riguarda inoltre il contatto tettonico primario tra Liguridi (Flysch di M. Caio) ed il substrato rappresentato dall'Unità tettonica Sestola-Vidiciatico che appare ritagliato successivamente da superfici tettoniche (faglie inverse-sovrascorrimenti) di seconda fase che hanno portato alla sovrapposizione di almeno tre elementi tettonici distinti. Esse, se non immediatamente successive alla messa in posto delle Liguridi sui terreni dell'Unità tettonica Sestola-Vidiciatico, potrebbero essere legate alla rimobilizzazione fuori-sequenza della Falda Toscana nel Miocene medio-superiore o nel Pliocene. Varie dislocazioni ad andamento prevalente appenninico che ribassano tettonicamente tutta l'area di affioramento del Flysch di M. Caio indicano infine che l'edificio strutturale è stato interessato da una tettonica estensionale ad alto angolo (in tutta la cartografia precedente largamente sottostimata) legata alle fasi di sollevamento plio-quaternario della zona assiale della catena.
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