Riassunto analitico
Il Virus dell'epatite C (HCV) è una delle principali cause di morte e di morbilità a livello globale e negli ultimi dieci anni è stato osservato un aumento della sua sieroprevalenza al 2,8%, corrispondente a più di 185 milioni di infezioni in tutto il mondo. L’infezione da HCV cronica è spesso associata allo sviluppo di cirrosi epatica, cancro epatico, insufficienza epatica e morte, in particolare nei pazienti HIV-positivi durante la terapia antiretrovirale altamente attiva. E' stato stimato che, mentre l'incidenza di infezione da HCV sembra diminuire nel mondo sviluppato, la mortalità secondaria correlata ad infezione da HCV continuerà ad aumentare nel corso dei prossimi 20 anni. Ad oggi il virus dell’epatite C è classificato in sette genotipi riconosciuti, sulla base della sequenza del genoma virale, ciascuno differenziato per un 30% -35% dei siti nucleotidici. La distribuzione geografica dei genotipi di HCV è piuttosto complessa. I cosiddetti "sottotipi epidemici" - specificamente 1a, 1b, 2a, e 3a - sono ampiamente distribuiti in tutto il mondo e rappresentano una grande proporzione della totalità dei casi di HCV, soprattutto nei paesi ad alto reddito. I cosiddetti ceppi "endemici", invece, sono relativamente più rari e sono stati limitati per lungo tempo a regioni specifiche, come l'Africa occidentale, Asia meridionale, Africa centrale e Sud Asia Orientale. L'attuale distribuzione globale dei genotipi di HCV è stata influenzata senza dubbio da eventi storici (per esempio, la tratta degli schiavi transatlantica) o dalle tendenze migratorie umane contemporanee. Durata e costo dei trattamenti clinici utili per contrastare l'infezione da HCV sono ancora in gran parte influenzati dalla diversa evoluzione clinica che caratterizza ogni sottotipo HCV. Molti dati suggeriscono che l'infezione da HCV potrebbe essere eliminata nei prossimi 15-20 anni, con strategie terapeutiche focalizzate. In questo senso, la scoperta e introduzione di farmaci che agiscono direttamente sulla replicazione del virus ha rivoluzionato radicalmente il trattamento della malattia, basato fino al 2011 su una combinazione di interferone alfa pegilato (citochina inibitoria della replicazione del virus in cellule infette) e ribavirina (inibitore di trascrizione e traduzione dell’ RNA virale). La combinazione interferone-ribavirina da assumersi per un periodo di 24 o 48 settimane, a seconda del genotipo del virus HCV, assicurava una bassa percentuale di guarigione (solo il 40-50% dei casi) ee il suo uso era accompagnato da numerosi effetti collaterali.
Recentemente sono stati pubblicati i dati provenienti da quattro studi di Fase III, ASTRAL-1, ASTRAL-2, ASTRAL-3 e ASTRAL-4 relativi all’associazione tra Sofosbuvir, inibitore della polimerasi NS5B, e Velpatasvir, nuovissima molecola ad azione inibitoria pan-genotipica diretta contro il complesso di replicazione NS5A. In particolare sono stati ottenuti tassi elevati di SVR (risposta virologica sostenuta) dopo un trattamento di sole 12 settimane in pazienti con tutti i genotipi di HCV. Questi brillanti risultati, hanno portato, il 28 luglio scorso, all’approvazione di Epclusa® da parte della FDA americana e, a distanza di pochi giorni, della Commissione Europea. La combinazione di sofosbuvir e velpatasvir per 12 settimane è stata autorizzata per i pazienti senza cirrosi o con cirrosi compensata (Child-Pugh A), e in combinazione con ribavirina (RBV) per i pazienti con cirrosi scompensata (Child-Pugh B o C). Il farmaco, come primo e unico regime a dosaggio fisso in grado di garantire tassi elevati di SVR dopo un trattamento di sole 12 settimane su tutti i genotipi di HCV, sembra segnare un concreto passo avanti nella possibilità di controllo e debellamento del virus dell’ Epatite C.
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