Riassunto analitico
Con il presente studio si opera un’indagine sul metodo della Catechesi del Buon Pastore, nato e sviluppatosi grazie alla biblista Sofia Cavalletti e all’educatrice montessoriana Gianna Gobbi, le cui radici affondano nella pedagogia e nel pensiero religioso di Maria Montessori. In particolare, si indaga la possibilità di riconoscerlo quale metodo di catechesi in grado di anticipare, rispondere e applicare le indicazioni del documento di base Il rinnovamento della catechesi, pubblicato nel 1970 dall’episcopato italiano, e, allo stesso tempo, quale metodo di catechesi capace di rispondere alle esigenze dei bambini e ai bisogni specifici delle varie età di sviluppo. Fu l’esperienza di educazione religiosa nata in terra catalana, a Barcellona, all’inizio del novecento, il frutto dell’incontro tra il pensiero religioso e quello educativo e pedagogico di Maria Montessori. Un ruolo rilevante per il pensiero pedagogico e religioso di Montessori ebbero alcuni incontri della Dottoressa, il contesto famigliare e la vocazione per gli ultimi, l’interesse per la questione morale, il rispetto verso il bambino, nel quale ella riconobbe la presenza di Dio, e la relazione instauratasi nel pensiero di Montessori tra educazione e religione. Il rapporto di Maria Montessori con il mondo cattolico ed ecclesiale fu intessuto di relazioni significative, collaborazioni, rapporti di ammirazione e di stima, ma anche di tensione e di critica, talvolta di natura conflittuale. Tali relazioni sono determinanti per comprendere le scelte di Montessori e il passaggio dal suo pensiero sull’educazione religiosa alla sua applicazione mediante il metodo della Catechesi del Buon Pastore, che avvenne con la prima esperienza romana, nella quale si configurava già attraverso alcuni tratti fondamentali, come la figura del Buon Pastore, la centralità della liturgia e del linguaggio dei segni, le fonti del metodo, l’impostazione della relazione tra adulto e bambino, l’ambiente, l’atrio, gli arredi e i materiali montessoriani e catechistici. Alla luce di tali approfondimenti, si sostiene la capacità del metodo della Catechesi del Buon Pastore di offrire risorse utili per l’applicazione delle indicazioni del documento di base e si riconosce come tale metodo ne abbia anticipato nella pratica delle proprie esperienze, testimoniate e scritte da Cavalletti e Gobbi, i valori, i nuclei tematici e le proposte. Tutto ciò mantenendo il filo diretto con le proprie radici montessoriane e con l’esperienza prototipica di Barcellona, nella quale erano già identificabili la centralità della liturgia, del bambino, il ruolo discreto dell’adulto, il silenzio attivo e l’ambiente a misura di bambino. Tale metodo di catechesi è stato perfezionato e riorientato nel tempo da Cavalletti e Gobbi sulla base delle esigenze dei catechizzandi e dei bisogni umani tipici delle diverse età evolutive. Con riferimento particolare al contesto sociale e culturale nel quale i bambini oggi entrano in contatto con la dimensione religiosa, di fede e con l’ambito ecclesiale, si riconosce, dunque, il metodo della Catechesi del Buon Pastore quale via possibile per il rinnovamento della catechesi nel tempo attuale. Nel suo porsi in relazione profonda tanto con la persona quanto con le indicazioni ecclesiali e con le scienze umane, tale metodo di catechesi si lascia interpellare e suggerire dai cambiamenti sociali e dalle esigenze dei bambini, in una dinamica di continua apertura alla novità e all’ascolto, con un’attenzione particolare alla formazione permanente, riconosciuta quale elemento fondamentale per chi opera al servizio di tale metodo di catechesi, mantenendo salde le proprie radici nel pensiero religioso, educativo e pedagogico di Maria Montessori e procedendo sul solco tracciato da Sofia Cavalletti e Gianna Gobbi.
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