Riassunto analitico
L’Esercito Italiano (E.I.) è stato sempre considerato come un’organizzazione atipica rispetto alle altre, specialmente se messa a confronto con quelle strutture puramente a scopo di profitto economico. La difficoltà nel concepire l’E.I. come un’impresa non nasce solamente dal fatto che è una pubblica amministrazione, ma deriva anche dall’oggettivo dato di fatto che il suo core business non è certamente quello di produrre un vantaggio finanziario. Internamente alla Forza Armata non è infatti rintracciabile la “value chain” tipica delle imprese industriali odierne, le quali si occupano della produzione e della vendita di beni e di servizi, anche se l’Esercito Italiano, di servizi, ne fornisce molti e spesso indispensabili: primo tra tutti quello della sicurezza della popolazione. In verità, la disciplina dell’organica militare studia proprio gli aspetti organizzativi, di pianificazione e di programmazione teorica relativi alle Forze Armate ed è proprio da questa scienza che l’organizzazione aziendale ha poi derivato tanti dei suoi principi fondanti. L’organica militare può, pertanto, essere valutata come la vera e propria capostipite, come la madre, di tutte le altre discipline organizzative. Con il mio elaborato voglio, dunque, proporre un’innovativa visione di una delle componenti fondamentali della Difesa, l’Esercito Italiano, che sostengo fermamente sia per molti aspetti paragonabile ad un’impresa vera e propria, pur restando una pubblica amministrazione. L’E.I. può seriamente essere considerato come una grandissima azienda produttrice di un unico, ma variegato, servizio: la sicurezza all’interno ed all’esterno dei confini nazionali. Ho deciso di incentrare la mia tesi su questa dimostrazione, frutto di differenti confronti, in quanto desidero congiungere le due esperienze principali che hanno caratterizzato la mia realtà, due trasporti che hanno influenzato per sette anni la mia quotidianità: lo studio della comunicazione e dell’organizzazione delle imprese e l’essere stata in prima persona parte di questa Forza Armata. È infatti sulla base dei miei studi pregressi e dell’avere prestato servizio come volontaria presso l’Esercito Italiano che ho avvertito la necessità di approfondire il tema della progettazione organizzativa di quest’ultimo, svolgendo per di più il mio tirocinio proprio presso la struttura al vertice del comando dello stesso: lo Stato Maggiore dell’Esercito, a Roma. Lo SME è, difatti, l’organismo designato alla definizione delle policy istituzionali dell’intera Forza Armata. Si fatica ad immaginare l’Esercito Italiano come un’organizzazione bisognosa di comunicare i suoi valori ed il suo operato, se non per mantenere alto il prestigio e ricordare la sua costante presenza per la popolazione, ma anche al fine di ottenere un ritorno economico. Questo accade in quanto si tratta di un tipo di guadagno che differisce da quello propriamente finanziario e così si rende spesso incomprensibile il catalogare questa Forza Armata come un’impresa. Questa industria militare non necessita di un vero e proprio profitto monetario, ma ha comunque bisogno di una costante “alimentazione” per progredire e conseguire i propri obiettivi. Sono necessari, dunque, input tecnologici, mezzi ed equipaggiamenti, ma anche la ricerca di risorse umane che abbiano le caratteristiche principali richieste per svolgere questa tipologia di servizio, prime tra tutte: la giovane età, la prestanza fisica, l’identificazione con i valori trasmessi dalla Forza Armata stessa, la costanza nel portare a termine i compiti assegnati ed il rispetto della gerarchia. Questo è il primo punto da fissare per iniziare ad intravedere delle analogie tra una generica impresa industriale e l’Esercito Italiano interpretato come un’azienda.
|